Il Quercetto

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Il Quercetto

Tradizione familiare nel cuore d'Abruzzo

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Come nasce la vostra passione per la produzione di vino?

Il Quercetto è un’azienda biologica familiare da tre generazioni. Fino all’ingresso in azienda di Michele, la produzione era rivolta soprattutto al conferimento di vino sfuso, mentre successivamente, consci della qualità del vino, si comincio’ a imbottigliare. L’ingresso di Michele in azienda non è stato scontato: nonostante la lunga tradizione familiare non è voleva proprio sapere delle sue terre, ma dopo diversi anni lontano dalle vigne all’improvviso se ne innamorò e da allora non le ha più lasciate. Il nome deriva dal fatto che in questa zona c’erano boschi di querce. Il quercetto, la cui parola d’ordine è rispetto e sostenibilità, ha preservato parte del bosco, che vive integrato insieme alle vigne. Ad oggi l’azienda conduce 10 ettari di vigne a Pollutri, fra la Majella ed il mare, circondate da boschi di querce (ecco il perché del nome). Quello che contraddistingue i nostri vini sono longevità e mineralità.

Quali sono i vini che producete?

I vini che produciamo sono gli autoctoni del nostro territorio, Montepulciano d’Abruzzo e Pecorino in più continuiamo la tradizione con il vino cotto. Per il Montepulciano usiamo queste uve 100 %, con diverse lavorazioni; per i vini più impegnativi facciamo macerazione lunga, maturazione  in acciaio e affinamento in barrique (francesi e americane) successivamente assemblato. A seconda della qualità dell’uva, usiamo solo mosto fiore (come ad esempio per l’annata 2015) che ha tannini docili e acidità con un colore limpido, non molto carico. Vincitore di 5 medaglie d’oro. Poi c’è quello che matura solo in acciaio. Per il pecorino, sempre 100%, viene lasciato un giorno in buccia e a seconda della qualità dell’uva, matura sulle fecce per qualche mese. Poi affina in bottiglia, comunque viene messo in commercio dopo 1 anno e mezzo dalla vendemmia. Per Scjore (vino cotto), il nostro è un bland di 7 vitigni Con nostre percentuali che fermentano e affinano per minimo 5 anni in botti di castagno. Fermentazione spontanea. La vendemmia in questo caso viene fatta tardiva in maniera da avere più concentrato zuccherino possibile.

Qual è il vostro 'vino del cuore'?

Sicuramente Scjore, nel nostro dialetto “nonno”, è un vino antico dei contadini. Noi abbiamo preso  questi insegnamenti e li abbiamo rivoluzionati, assemblando varie uve, usando botti di castagno preparate da noi per l’inserimento del mosto e travasato poche volte. Il vino è un carico di emozioni che restituisce sotto forma di aromi e sapori.

Tradizione o innovazione: qual è il vostro leitmotiv?

Il bagaglio di esperienze di chi ci ha preceduto sono gran parte delle fondamenta su cui si posa la nostra conoscenza e quindi sarebbe scelerato rinnegarle. Al contempo sarebbe controproducente non fruire dei frutti del progresso, laddove progresso sia sinonimo di miglioramento della qualità della vita per tutti.
Un aspetto non rinnega l’altro ed i migliori risultati si ottengono facendo dialogare tradizione ed innovazione

Quale ricetta si abbina meglio alle vostre bottiglie?

A seconda della temperatura di servizio, per i bianchi, i nostri vini si possono abbinare dall’antipasto al secondo senza problemi, sia piatti strutturati che meno strutturati.

Per i rossi invece, a seconda dell’annata, possiamo avere piatti grassi che con un tannino importante asciughiamo, piatti più eleganti per accompagnare i rossi con struttura e lavorazioni più importanti.

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Conte Wine and Maker

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Conte Wine and Maker

La tradizione resa moderna dalla conoscenza

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Come nasce la vostra passione per la produzione di vino?

Conte Wine and Maker nasce con l’idea di accompagnare chiunque voglia scoprire il territorio pugliese e italiano attraverso “chicche” enologiche.

Le radici dell’azienda affondano nel caratteristico e delizioso borgo  di Cisternino,  immerso nel Nord Salento, precisamente nella Valle d’Itria, Puglia, entroterra collinare  che si trova tra l’influenza dei due mari… l ‘Adriatico e lo Ionio.

Il suo ideatore e fondatore Enologo Francesco Conte, da oltre vent’anni nel settore, ha acquisito professionalità nella produzione di mosti, vini e spumanti di diverse zone geografiche italiane.

Da tempo maturava in lui la voglia di trasferire il suo lavoro, la sua passione e la sua filosofia di produzione in un progetto personale e grazie alla sua costanza, coerenza, conoscenza, passione e collaborazione con la responsabile commerciale Monica Stanga, è nata la Conte Wine and Maker, che partendo da vini del territorio, il Salento, apre al mondo  un nuovo concept di produzione, qualità, novità e servizi.

Quali sono i vini che producete?

I nostri vini saranno suddivisi in linee che avranno delle particolarità diverse in base a una nostra precisa filosofia di produzione e idea e/o progetto enologico. La nostra prima linea si chiama “Lacci” e la sua particolarità è l’assenza di affinamenti. Abbiamo voluto esaltare le caratteristiche varietali dei nostri vitigni autoctoni in funzione del terroir , del vitigno e dell’annata . A questi primi quattro vini, si affiancheranno nel tempo altri vini e vitigni.

I nostri vini sono Legati (Lacci) alla tradizione, perché da essa abbiamo colto ciò che è, e può essere consapevolmente valido, affiancandole nuovi percorsi innovativi e tecnologici, egualmente rispettosi e ancor più in grado di esprimere un’identità ben definita sia essa varietale, pedologica, climatica che enologica.

Il “Lacci” Valle D’Itria Igp Bianco di Alessano-Minutolo è un blend di due uve autoctone minori, di ridotta produzione per via delle quantità minime presenti della Valle D’Itria, dove qui hanno trovato il miglior modo di esprimersi. Il Bianco di Alessano è un’ uva molto delicata e da una vena acida e minerale molto particolare, mentre il Minutolo, che proviene dalla famiglia dei moscati, è  un’uva aromatica dai profumi inebrianti.  Le uve hanno subito  una spremitura soffice e macerazione di 2/3 ore a freddo, la fermentazione in serbatoi di acciaio  per circa 20 giorni ad una temperatura controllata di circa 12 °C

Il “Lacci” Salento Igp Negroamaro Rosato è un Rosato da uve Negroamaro di provenienza zona Salento ed è l’alfiere indiscusso di vino innovatore nella tradizione perché esprime più di tutti la sua duttilità ed incontrando appieno la nostra filosofia. Dopo la diraspatura il mosto fiore viene separato, illimpidito e fermentato in serbatoi di acciaio ad una temperatura di 16-18°C preservandone così l’aromaticità e l’acidità. È un vino  fresco e dinamico, snello nel corpo e stuzzicante nella sapidità con un ottima persistenza gusto –olfattiva.

Il “Lacci” Salento Igp Primitivo rosso ha un’impronta in sé del Salento, intenso e potente con una grande forza estrattiva , con  un’alcolicità ben equilibrata, e  sostenuta da una ottima freschezza ed un corpo vigoroso. L’uva diraspata e pigiata  viene fatta premacerare a freddo per poi essere fermentata in serbatoi di acciaio per 8/10 giorni, ad una temperatura controllata. 

Il “Lacci” Salice Salentino Dop rosso è una delle denominazioni più antiche che rappresenta il Salento. Principe del blend è il Negroamaro, il cui tannino austero viene ingentilito da altre tipologie dettate dal disciplinare che lo rendono fine e coinvolgente. Diraspata e pigiata, l’uva, viene fatta fermentare in serbatoi di acciaio ad una temperatura controllata di 20-25 °C. È un vino caldo ed avvolgente da una lunga e voluminosa persistenza gustativa che chiude con una delle caratteristiche proprie del vitigno: Una piacevole percezione “mandorlata”.

Qual è il vostro 'vino del cuore'?

Tutti i nostri vini ci rappresentano, perché ognuno di loro svela  qualcosa della nostra terra,  della nostra cultura, delle nostre origini, ma anche del nostro stile e filosofia di produzione. 

Come se parlassimo di figli, ognuno con un carattere e una personalità  differente ma a cui  si vuol bene in egual misura. Ma la nostra è un’azienda giovane ancora e che quindi esprimerà col tempo tante novità che vi comunicheremo quanto prima

Scopri i vini di Conte Wine and Maker su Wineowine

Tradizione o innovazione: qual è il vostro leitmotiv?

Con questa domanda potremmo scrivere un saggio. Non ci sentiamo di schierarci da una parte piuttosto che l’altra, crediamo che questo sia un concetto un po’ obsoleto, e  che la tradizione possa essere resa contemporanea dalla maggior conoscenza e competenza agronomica ed enologica moderna. 

Questo non vuol dire cancellare ciò che ci hanno portato e lasciato in eredità i maestri artigiani del passato, ma bisogna attingere da essa solo per ciò che è, e può essere consapevolmente valido, affiancandole a nuovi percorsi moderni ed innovativi nelle tecniche agronomiche e di cantina, in un’ottica di sostenibilità e di  rispetto, e  che sia in grado di esprimere ancora di più un’identità ben definita, sia essa varietale, pedologica, climatica, ed enologica .  La ricerca di identità e bevibilità  abbracciate da una corretta armonia, equilibrio, ed  eleganza rendono  da sempre un  “vino Grande” .

Dunque possiamo dire che siamo innovatori  alla ricerca di novità, con gran rispetto per la tradizione.

Quale ricetta si abbina meglio alle vostre bottiglie?

Per ogni vino esiste sicuramente un abbinamento  in base al territorio in cui viene degustato.

Il “LacciBianco di Alessano-Minutolo può essere degustato con aperitivi leggeri, cruditè, piatti di mare, risotti delicati, carni bianche e formaggi freschi  delicati. Ma ci teniamo anche ad abbinamenti come Pizze , schiacciate con condimenti leggeri in bianco, verdure e paté. 

Per il “Lacci” Salento Negroamaro rosato ci spingiamo verso piatti più saporiti come la parmigiana di melanzane tipica Salentina o la Focaccia ripiena, inoltre diventa compagno di piatti di mare, fritture di pesce, salumi e formaggi di media stagionatura.

Per i Rossi piatti strutturati e ben saporiti, cavatelli alla pugliese con le braciole, carni alla brace, le nostre tipiche bombette di Cisternino, salumi e formaggi stagionati.

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Le Vigne di Rosa

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Le Vigne di Rosa

Un sogno di famiglia e un omaggio al territorio

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Come nasce la vostra passione per la produzione di vino?

Il nostro progetto nasce nel 2006, dal sogno di mamma e papà di creare un legame forte
tra i loro figli e la natura.

L’omaggio ad una terra, l’Irpinia, in un momento storico in cui eravamo molto piccoli e ben lontani dal mondo a cui, negli anni, abbiamo deciso di dedicare la nostra anima. Il vino è stato, nel nostro percorso di crescita, la sintesi di valori inscindibili: la famiglia e il territorio.

La nostra riconoscenza ha gli occhi di due bambini, nel frattempo diventati adulti e
desiderosi di dimostrare di poter legare ai principi trasmessi un elemento essenziale, la cultura, che sappia condurre la nostra famiglia ad esprimere il territorio e i suoi vini in modo autentico ed irripetibile.

Quali sono i vini che producete?

La nostra produzione attuale si fonda esclusivamente su vitigni autoctoni: il Fiano, il Greco e l’Aglianico.

Da questa scelta con il forte accento sulla produzione di vini bianchi, nascono i nostri
Fiano di Avellino e Greco di Tufo.

Nell’ultimo anno, si è aggiunto un Irpinia Campi Taurasini con cui compiere un ulteriore
step progettuale verso la ricerca di un prodotto che sappia esprimere i nostri valori

Qual è il vostro 'vino del cuore'?

Il Fiano di Avellino rappresenta l’inizio della nostra storia e la base da cui stiamo lavorando
per progetti futuri in grado di andare oltre la già straordinaria tradizione territoriale.

L’obiettivo principale è di trasmettere l’idea di un vino che sappia migliorare negli anni, come uno straordinario bianco da invecchiamento

Tradizione o innovazione: qual è il vostro leitmotiv?

A nostro avviso, l’inizio di un percorso richiede maggiormente un approccio conservativo e pertanto, allo stato attuale, ci sentiamo certamente più conservatori.

Sfruttare la straordinarietà di un territorio è il principio orientativo per salvaguardarlo con
una politica aziendale che, nel tempo, sappia privilegiare il green e la precisione. La selezione dei nostri vigneti in micro aree e la loro conduzione in agricoltura biologica
rappresenta il punto di partenza

Quale ricetta si abbina meglio alle vostre bottiglie?

Un tema che da sempre stuzzica la curiosità nostra e quella di ogni partner merita
certamente di citare ricette figlie di precise analisi gusto-olfattive che hanno
accompagnato i nostri eventi italiani.

Provate con successo nell’ultimo periodo, si consigliano uno spaghetto aglio, olio e
Chiocciola da abbinare al nostro Fiano di Avellino e un crostone di polenta con baccalà
mantecato da abbinare al nostro Greco di Tufo

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Piazzano

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Piazzano

Vivere e lavorare la terra con passione

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Come nasce la vostra passione per la produzione di vino?

Nel 1948 Otello Bettarini, noto industriale pratese del settore meccanico, acquistò la Fattoria di Piazzano deciso a farne il suo buon ritiro. La guerra gli aveva causato ferite che pensava di sanare allontanandosi se pur di pochi chilometri da quella che era stata da sempre la sua casa e la sua vita.

Qui su queste colline, immerso in questo territorio volle cimentarsi in nuove esperienze e avventure. Unì all’attività viticola quella che era una sua grande passione, l’Astronomia. Nei primi anni settanta con l’aiuto del nipote Riccardo progettò e costruì l’Osservatorio  Astronomico di Piazzano , i telescopi e le lenti per scrutare il cielo. Da qui molti futuri studiosi di astronomia si sono cimentati per la prima volta nella scoperta della volta celeste.

La stessa passione Otello la prodigava in tutto ciò che faceva , i contadini che lavoravano a Piazzano lo consideravano un maestro e così anche tutti i suoi collaboratori. Riusciva a essere un vero faro anche nelle pratiche viticole in vigna e in cantina .

Il vino che veniva prodotto in fattoria veniva venduto in damigiana o nei fiaschi e la sua commercializzazione in bottiglia iniziò già alla fine degli anni 60 primi anni 70.

Da allora non abbiamo mai smesso di imbottigliare e di sperimentare nel tentativo di ottenere sempre il meglio dalla nostra produzione.

Dopo di lui toccò a Riccardo occuparsi della fattoria e con lui i vini che qui si producono iniziarono a essere esportati anche all’estero con ottime collaborazioni.

Agli inizi degli anni 2000, Riccardo lasciò la guida dell’azienda ai figli Rolando e Ilaria che con l’aiuto prezioso di Michela (moglie di Rolando) continuano a lavorare con il rispetto di ciò che gli è stato tramandato ma con l’ottica volta al futuro, sapendo bene che il territorio va sempre tutelato e preservato perché si possa trarre il meglio da esso.

Quali sono i vini che producete?

La fattoria di Piazzano si trova sulle dolci colline di Empoli. Si estende per 60 ettari 33 dei quali sono destinati a vigneti. Le uve che si producono sono prevalentemente autoctone : Sangiovese, Colorino, Canaiolo, Ciliegiolo, Malvasia, Mammolo per i vini rossi; Trebbiano, Canaiolo bianco, San Colombano, Malvasia bianca per i vini bianchi. Gli unici vitigni internazionali presenti sono Merlot e Syrah

La produzione si aggira sulle 100/150.000 bottiglie suddivise in 13 etichette con prevalenza di vini rossi, 1 vino bianco, un rosato e un favoloso Vin Santo.

Tra questi ci sono tre vini in purezza: Colorino, Syrah e Ciliegiolo, tutti e tre prodotti con un’unica uva.

Abbiamo vini meno strutturati, giovani, di facile beva e vini invece che richiedono abbinamenti più particolari proprio per la loro struttura, invecchiamento e corpo.

Molto importante per noi è il lavoro che tutto l’anno viene fatto in vigna che ci permette di ottenere uve sane e mature al punto giusto nel periodo della raccolta. Questo ci permette anche di fare un ridottissimo uso di chimica in campo e poi in cantina proprio perché utilizziamo tutte quelle che sono le pratiche di concimazione e lavorazione più sane e non invasive nel rispetto della persona, dell’ambiente e della sostenibilità. La nostra è una cantina di tini in cemento e tutti i nostri vini nascono li, per poi proseguire semplicemente nella bottiglia o nella barrique parte della loro vita.

Qual è il vostro 'vino del cuore'?

Tutti i nostri vini sono figli voluti  e dalle prime due etichette prodotte nei primi anni ’70 molte altre ne sono venute.

Ma forse quello che merita di più di essere citato proprio per tutto il lavoro che è necessitato per poter raggiungere il risultato sperato è senz’altro il “Colorino” in purezza.

Ci sono voluti quasi 10 anni per ottenere questo vino così come volevamo che fosse . Un grande monovarietale dal colore intenso proprio come dice il suo nome, di grande struttura e carattere, tannini decisi ma eleganti, una scommessa difficile ma che ha da subito fatto capire che si trattava di un’uva dalle proprietà non inferiori al Sangiovese, considerata da sempre l’uva principe in terra di Chianti.

Scopri i vini di Piazzano su Wineowine

Tradizione o innovazione: qual è il vostro leitmotiv?

Viviamo in un territorio spettacolare, estremamente vocato per l’agricoltura e in particolare per la viticoltura. Da quando Otello acquistò la fattoria la gestione di questa è ancora tutta nelle mani della famiglia proprio a sigillare il forte legame tra il territorio e la tradizione.

Avendo questa enorme fortuna siamo in qualche maniera “obbligati” a rispettare e preservare quanto di bello c’è stato lasciato. In questo siamo sicuramente conservativi e speriamo anche di trasmettere ad altri le nostre conoscenze ma ovviamente dobbiamo anche guardare al futuro, alle esigenze di mercato e quindi non possiamo non essere anche innovativi.

Grazie anche alla collaborazione di validi tecnici del settore, enologi e agronomi, continuiamo a ricercare le tecniche migliori e meno invasive per produrre sempre meglio in qualità a costi sempre più bassi e meno dannosi per le persone e per l’ambiente. Questa visione per noi è importantissima perché ci permette di vivere e lavorare con passione e amore proprio nella nostra terra, portando nel mondo un po’ di noi, il nostro vino.

Quale ricetta si abbina meglio alle vostre bottiglie?

I nostri vini sono vini strettamente legati  al territorio e anche l’abbinamento col cibo lo è.

Con i nostri vini rossi vanno bene quindi tutti quei piatti a base di carni rosse, sughi e stufati, la bistecca, la cacciagione, gli arrosti. Salumi e formaggi .

Il bianco o il rosato si prestano bene per accompagnare tutti quei piatti a base di pesce, ma sono vini di carattere che possono essere abbinati anche a piatti a basi di carni bianche , maiale o agnello, pollo o tacchino, grigliate di pesce o carni. Primi a base di verdure o sughi a base di funghi o tartufo.

Il Vin Santo, vino dolce ottenuto dall’appassimento di sole uve bianche di Malvasia, Trebbiano e Sancolombano, è ovviamente perfetto con qualsiasi dolce, con la cioccolata amara con i classici cantucci alle mandorle, con tutti i dolci secchi o al cucchiaio come gelato alla crema. È perfetto anche sui formaggi freschi o stagionati, sul foie gras, sul fegato alla veneziana o semplicemente a fine pasto per concludere in bellezza o ogni qualvolta ci si voglia coccolare con qualcosa di unico.

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Jankara

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Jankara

Crediamo nella scienza e nelle tradizioni

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Come nasce la vostra passione per la produzione di vino?

Il vino rimane nel mio sangue da quando sono piccolo, mio nonno aveva dei vigneti in
famiglia e lo aiutavo spesso da piccolo, poi purtroppo ha venduto la proprietà quando
avevo 14 anni perciò io e mia moglie abbiamo dovuto iniziare tutto da zero nel 2006
acquistando 8 ettari di terreno vergine nel Cru’ di San Leonardo nell’alta Gallura ed
impiantando nuovi vigneti.

Da li nasce Cantina Jankara, nel quale cerchiamo ogni giorno di realizzare i nostri sogni di produrre vini di altissima qualità.

Quali sono i vini che producete?

Noi produciamo 4 vini:

  • Vermentino di Gallura Superiore DOCG prodotto interamente da uve dei nostri vigneti di San Leonardo nell’alta Gallura. L’uva è tutta raccolta a mano e vanificata in a
    temperatura controllata in serbatoi di acciaio inox. Produzione totale 42.000 bottiglie
  • Cannonau di Sardegna DOC prodotto da uve del nostro vigneto di Mamoiada a circa
    800 metri sul livello del mare. L’uva viene tutta raccolta a mano con rese abbastanza
    basse in vigna di circa 1 kg d’uva per ceppo, viene poi vanificata in acciaio inox e poi
    invecchiata per 12 mesi in rovere francese da 225lt (barrique). di secondo, terzo e
    quarto passaggio. Produzione totale 6.000 bottiglie
  • Colli del Limbara IGT “Lu Nieddu” prodotto da un vigneto di circa 85 anni nell’alta
    Gallura a 400 metri sul livello del mare. È composta da 6 varietà’ diverse una parte
    appassita sulla pianta ed una parte no, tutta raccolta insieme a mano e vanificata
    insieme in acciaio inox. questo vino viene poi invecchiata 12 mesi in rovere francese
    da 225lt (barrique) di secondo, terzo e quarto passaggio. Produzione totale 1.700
    bottiglie
  • Isola dei Nuraghi IGT “755mt” nasce dal nostro vigneto di Mamoiada e prende il nome
    dall’altitudine della vigna 755 mt sul mare. È prodotto da circa 40% Cannonau, 15%
    cabernet sauvignon, 15% Syrah, 15% alicante e 15% Carignano tutte raccolte a mano
    e vinificate insieme in acciaio inox, dopo di che il vino viene invecchiato 12 mesi in
    rovere francese sia da 225lt che da 500lt. di questo vino sono state prodotte 3.000
    bottiglie.

Qual è il vostro 'vino del cuore'?

l vino che forse ci rappresenta di più è il Vermentino di Gallura Superiore DOCG perché siamo nati come azienda di Vermentino, i rossi si sono aggiunti poi negli anni.

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Tradizione o innovazione: qual è il vostro leitmotiv?

Noi crediamo nella scienza ma anche nelle tradizioni, siamo fortunati ad essere
affiancati da uno dei migliori enologi Italiani, Gianni Menotti, del Colli in Friuli. Il suo
aiuto è essenziale nella ricerca della qualità sia in Vigna che in Cantina.

Quale ricetta si abbina meglio alle vostre bottiglie?

Il nostro Vermentino di Gallura Superiore DOCG si sposa con uno Spaghetto
Arselle e Bottarga.

Il nostro Cannonau di Sardegna DOC si sposa benissimo con la carne di maial, in particolare il nostro maialetto arrosto.

Il Colli del Limbara IGT “Lu Nieddu” lo abbinerei addirittura con un trancio di tonno rosso incrostata leggermente di pepe nero e scottato al sangue accompagnato da un
insalata di rucola e pomodorini.

L’Isola dei Nuraghi IGT “755MT” come abbinamento ha bisogno di carne rossa, una
bella bistecca alla fiorentina “alta almeno 4 dita”, oppure un bel brasato di manzo.

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Pomario

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Pomario

Il buen retiro dell'Alta Umbria

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Come nasce la vostra passione per la produzione di vino?

Pomario è entrato a far parte delle nostre vite in una giornata densa di nebbie autunnali nell’ottobre del 2004. Coltivavamo allora una vaga idea di “Buen Retiro” in Umbria senza alcuna indicazione precisa di luogo e di tipologia. Avevamo visitato diverse belle proprietà situate tra Orvieto e Todi, trovandole però lontane dalla nostra concezione di casale umbro. Così domandammo all’agente immobiliare che ci accompagnava nella nostra ricerca, se conosceva qualche rudere da ristrutturare. Dopo una breve riflessione ci disse che c’era una proprietà in vendita dalle parti di Monteleone di Orvieto: un rudere con 50 ettari intorno di cui 40 di bosco.

Usciti dall’Autostrada a Fabro, ci inerpicammo sulla salita che porta a Monteleone e da lì, in meno di 5 minuti, giungemmo ad una strada bianca. Attraversato un bosco, ci apparve una vecchia vigna, degli ulivi ed infine la casa avvolta dalla nebbia. Il paesaggio attorno era invisibile, ma un silenzio quasi irreale testimoniava un isolamento in sintonia con la voglia di serenità che andavamo cercando. Decidemmo così di tornarci con il bel tempo per vedere cosa circondava Pomario e, in una limpida giornata di sole che illuminava un meraviglioso paesaggio, iniziò il nostro “ritorno” a casa.

Già durante i lavori di restauro del casale cominciammo ad occuparci degli ulivi e della vigna e ancora ricordo l’intensa emozione del primo olio che ritirammo al frantoio. Gli ulivi, abbandonati da diversi anni, vennero, con intense potature, riportati alla vita produttiva. Successivamente, per volontà di mia moglie e con la preziosa collaborazione di Federica De Santis, agronoma, e Mery Ferrara, enologa, fu presa la decisione di “ristrutturare” la vecchia vigna con le sue antiche varietà di Sangiovese, Trebbiano e Malvasia. Clonammo le viti migliori al fine di creare le barbatelle con le quali far fronte alle inevitabili e numerose fallanze del vecchio vigneto e contemporaneamente, con le stesse varietà, venne piantata una vigna nuova di poco meno di due ettari. Nel 2010, infine, è stato recuperato un altro seminativo di circa 8.000 metri quadri dove è nato un piccolo vigneto a terrazzamenti, con varietà Riesling e Sauvignon Blanc, per la produzione di un Muffato.

La famiglia Spalletti Trivelli ha una lunga tradizione legata al vino. Venceslao Spalletti Trivelli, senatore del Regno, con la moglie Gabriella Rasponi, nipote di Carolina Bonaparte, comprarono a fine ottocento un’azienda in Toscana dove il figlio Cesare, negli anni venti del novecento, iniziò la produzione di un Chianti molto rinomato. L’azienda fu poi venduta all’inizio degli anni settanta. Giangiacomo, nipote di Cesare, con la moglie Susanna d’Inzeo, figlia del campione di equitazione Raimondo, oltre a condurre l’azienda di Pomario, gestiscono Villa Spalletti Trivelli, lussuosa residenza d’epoca situata di fronte al Quirinale a Roma.

Quali sono i vini che producete?

Pomario è un piccolo poggio molto luminoso ed isolato dal resto del territorio da un fitto bosco che lo circonda. Si trova in Umbria al confine con la Toscana tra Città della Pieve e Orvieto a 500 di altezza e non distante dall’area del lago Trasimeno.

Il terreno ricco in scheletro ma con struttura sciolta limo-argillosa, la continua illuminazione, e la presenza di fonti d’acqua, sono gli elementi fondamentali che hanno fatto di Pomario un luogo di elezione per lo stabilizzarsi di insediamenti agricoli sin dall’antichità.

Pomario

Qual è il vostro 'vino del cuore'?

Il vino che ci rappresenta maggiormente è sicuramente il SARIANO, un Sangiovese in purezza che è stato, insieme all’ARALE, una delle prime produzioni e la riserva storica della cantina.

Con molti riconoscimenti e premi si conferma a tutt’oggi uno dei migliori Sangiovesi della nostra regione.

Scopri i vini di Pomario su Wineowine

Tradizione o innovazione: qual è il vostro leitmotiv?

L’idea di “ristrutturare” la vigna vecchia, con le sue antiche varietà di Sangiovese, Trebbiano e Malvasia, la dice lunga sulla volontà di mantenere un legame forte col territorio e  sull’autenticità della produzione.

Accanto al mantenimento della tradizione e all’utilizzo dei vitigni autoctoni Pomario si pone però anche sul fronte dell’innovazione per quel che concerne il processo di vinificazione, elemento fondamentale per ottenere alti livelli di qualità nella nostra produzione rigorosamente biologica.

Il rispetto del territorio e l’attenzione agli equilibri ambientali sono state le linee che hanno guidato la costruzione della nuova cantina di Pomario. La cantina è stata concepita con modernità, conservando però lo stile del casale e riutilizzando, dove possibile, i materiali originali. I diversi ambienti di lavorazione  sono provvisti di aggiornati sistemi ecocompatibili per il controllo dei parametri essenziali alla produzione di vini d’eccellenza

La sala lavorazione  contiene vasche in acciaio termo controllate tramite un impianto geotermico a zero emissione di CO2 e l’impianto elettrico è coadiuvato da pannelli fotovoltaici posizionati  sopra il parcheggio della cantina  al fine di non coprire superfici agricole. La “Barricaia”  è stata costruita a ridosso del terreno per mantenere temperature e umidità  costanti in tutte le stagioni. I legni , Barriques, Tonneaux e Botti,  provengono da piccole aziende artigiane e sono stati studiati e costruiti per soddisfare  le esigenze di affinamento e invecchiamento dei vini .

Lo spazio dedicato all’imbottigliamento è equipaggiato con un’ imbottigliatrice di ultima generazione ed il magazzino è stato concepito al fine di  conservare i vini nelle condizioni  ottimali.

Quale ricetta si abbina meglio alle vostre bottiglie?

Per gli abbinamenti proponiamo:

  • Sariano 2017

Capretto al lardo

Cinghiale in umido

  • Arale 2019

Pasta alla Gricia

Pollo al Curry

  • Rondirose 2019

Spaghetti all’astice

Tartarre di scampi

  • Rubicola 2019

Polpettone di tonno

Salame di fegato

Una “ricetta della Nonna” sono i Pici all’aglione, fatti rigorosamente a mano, che proponiamo spesso qui in cantina in abbinamento all’ Arale 2019

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Cave Mont Blanc

Cave Mont Blanc

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Cave Mont Blanc

L’estesi del bere e del bello

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Come nasce la vostra passione per la produzione di vino?

La nostra cantina è un’aggregazione di 70 famiglie. Nasce nel 1983 con l’obiettivo di salvaguardare il territorio e mantenere in produzione la varietà più ancestrale della Valle d’Aosta il Prié Blanc. I nostri soci che coltivano i vigneti sono legati al territorio e l’amore verso la propria terra gli porta ancora oggi a trattarli come giardini.

Abbiamo più del 80% dei proprietari over 70 anni e questo ci porta ad avere grande consapevolezza e esperienza che riportiamo nella produzione dei nostri vini.

Quali sono i vini che producete?

Una grande particolarità è quella di avere una cantina che contra l’intera produzione dei vigneti in una unica varietà. Il Prié blanc coltivato ancora oggi a piede franco nella denominazione di origine più alta di Europa ha trovato qua il clima ideale per raggiungere l’optimun della maturazione. Una uva che ha bisogno di grandi escursioni termiche dopo l’invaitura. Ad altitudini più basse non matura ed inizia a marcire patendo il caldo e le alte temperature.

La cantina ha investito molto nella produzione di metodo classico ed a oggi è la cantina più importante nella produzione delle bollicine in VDA. La varietà arriva a maturazione con delle capacità intrinseche adatte a produrre spumante. Perciò arriviamo ad ottenere dei vini con grande tipicità ed espressione territoriale.

Qual è il vostro 'vino del cuore'?

Cuvée des Guides, un esperimento nato circa 15 anni fa, ha portato la nostra base spumante direttamente sul Monte Bianco dove ad oggi abbiamo una cantina a 2200 m slm.

Una bollicina finissima è il nostro risultato migliore dovuto semplicemente alle temperature naturali ed alla diversa pressione atmosferica in quota che durante l’intera produzione vanno ad influenzare positivamente il nostro metodo classico più prestigioso.

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Tradizione o innovazione: qual è il vostro leitmotiv?

Il futuro e il progresso devono sempre andare avanti con un occhio rivolto al passato. La tradizione è il punto di partenza che in ogni cosa si faccia influenza sempre e giustamente gli obiettivi raggiunti. La nostra cantina fonde la tradizione con l’innovazione, i vigneti coltivati a pergola bassa a forma di U capovolta nei nuovi impianti prendono la forma a T in modo da essere più facilmente lavorabili.

La spumantizzazione e le sue sperimentazioni portano tutt’oggi con sé la tradizione di una uva coltivata ancora come una volta e l’innovazione del metabolismo dei lieviti e di tutto il processo lavorazione del metodo classico ottenuto in quota sul Monte Bianco.

Quale ricetta si abbina meglio alle vostre bottiglie?

Classico abbinamento fontina (formaggio DOP della VDA) con Blanc de Morgex et de La Salle fermo e versione metodo classico

I nostri metodi classici PAS DOSE si abbinano molto bene a tutto il mondo crudité marino.

I nostri bianchi fermi si abbinano al trota di montagna. Il nostro Ice Wine si abbina alla pasticceria secca o formaggi erborinati.

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Borgo Monterosso

Borgo Monterosso

Le interviste di Wineowine

Borgo Monterosso

L’estesi del bere e del bello

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Come nasce la vostra passione per la produzione di vino?

Nel 2006 la mia famiglia ha acquisito la proprietà della Tenuta Monterosso in Acqui Terme, una estesa parte di collina dominata da una delle ville storiche più pregevoli dell’architettura del XX secolo.

In giardino della Villa è stato progettato nel 1955 da Piero Porcinai, paesaggista di fama internazionale, il quale aveva previsto come trait d’union tra il parco futurista e il territorio monferrino, la piantumazione di 8 ettari di vigne, secondo un disegno d’insieme che le integrava nel giardino stesso.

La nostra cura è stata riprendere i progetti originali di Porcinai e ripiantumare le viti seguendo alla lettera le sue indicazioni. I nostri vini, quindi, nascono dalla Memoria e dalla Passione per l’Arte e la Bellezza.

Quali sono i vini che producete?

Attualmente produciamo:

Barbera DOCG – Nebbiolo – Syhra – Chardonnay – Viognier – Sauvignon per un totale di 30.000 bottiglie/anno.

Qual è il vostro 'vino del cuore'?

Non vi è un vino a cui siamo particolarmente legati. Tutti hanno qualcosa di unico e speciale che li contraddistingue dalle produzioni del territorio.

Ogni etichetta rappresenta un luogo caratteristico della Villa e porta il nome di un componente della nostra famiglia o di un simbolo della Tenuta. Per esempio: il sauvignon è “Il Giardino di Kiki” e Kiki è la mia nipotina che oggi ha 12 anni ma che da piccola amava in modo particolare sedersi sotto al glicine dove passava, intenta nei suoi giochi, molto tempo.

Abbiamo una produzione di Nebbiolo vinificato con Metodo Classico che si chiama Drago: il secondo nome di mio nipote Alexander. Il Tempio Bianco ed il Tempio Rosso (il primo Chardonnay e Viognier ed il secondo Nebbiolo) sono dedicati al Tempio di Herta un’architettura monumentale presente tra le vigne.

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Tradizione o innovazione: qual è il vostro leitmotiv?

Credo che i vini della Tenuta Monterosso si scostino dalla produzione contemporanea nazionale perché finalizzati alla valorizzazione non solo del Monferrato e della qualità dei suoi vini ma divengono veicolo di promozione culturale di un angolo di Italia ancora poco conosciuto per le sue architetture e la sua Memoria. A noi piace definire il nostro lavoro “agricUltura”

Borgo Monterosso

Quale ricetta si abbina meglio alle vostre bottiglie?

All’interno della nostra Tenuta vi è anche un piccolo ristorante il cui “fiore all’occhiello” è il Risotto del Porcinai. Un vecchio giardiniere ci ha raccontato che, quando Piero Porcinai, durante la creazione del giardino, si fermava a dormire in Villa al mattino molto presto scendeva a raccogliere le erbe aromatiche e i fiori più fragranti da regalare alla cuoca, una ragazza del paese molto bella e molto corteggiata ma dal caratterino particolare. 

Ogni qualvolta lui portava l’omaggio floreale, a tavola veniva servito un risotto squisito condito, appunto, con le erbe tritate e i fiori.

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Fattoria Santo Stefano

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Fattoria Santo Stefano

Rispettare la semplicità e la genuinità del prodotto

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Come nasce la vostra passione per la produzione di vino?

La Fattoria Santo Stefano prende il nome dalla piccola chiesa ormai sconsacrata di Santo Stefano a Collegalle.

È un’azienda agricola a conduzione familiare fin dal 1961 anno in cui il signor Mauro Bendinelli, grande appassionato della vite e dell’olivo, l’acquistò come casa di campagna.

È grazie a lui che l’azienda si è rinnovata al passo con le nuove tecniche di viticoltura.

Dal 1998 i 6 figli, ma in particolar modo Elena e Agostino, hanno continuato la conduzione dell’azienda ammodernandola nello spirito della tradizione.

La Fattoria Santo Stefano è situata nell’area del Chianti Classico nella parte a nord molto vicino a Firenze a soli 20 km e la fama dei suoi vini è nota nei dintorni.

Quali sono i vini che producete?

L’azienda vinicola è concentrata soprattutto nella coltivazione del Sangiovese che dà il nome alla storia e ai vini del territorio; specialmente le vigne comprendenti 19 ettari in totale, fra giovani e meno giovani impianti, sono infatti caratterizzati dalla presenza del Sangiovese, oltre a due ettari di Merlot e di Cabernet Sauvignon.

La produzione media annua dell’azienda del Chianti Classico DOCG sfuso è di circa 600 Hl e di vino IGT circa 50 Hl.

La produzione in bottiglia si suddivide invece come segue:

  1. N. 12.000 bt. di Chianti Classico SANTO STEFANO DOCG
  2. N. 7.000 bt. di DRUGO Riserva Chianti Classico DOCG
  3. N. 2.000 bt. di Santo Stefano GRAN SELEZIONE DOCG
  4. N. 1.000 bt SEI ROSE Rosato IGT
  5. N. 1.000 bt BIANCO Toscano IGT
  6. N. 500 bt. Vinsanto Stefano DOC
  7. N. 500 bt. Grappa Santo Stefano

Tutti i nostri vini rossi sono a base di Sangiovese con un percentuale minima che va dall’80 al 90%, anche nelle tipologie da invecchiamento Riserva e Gran Selezione, con un tocco di Merlot e di Cabernet Sauvignon. Nei nuovi impianti del 2017-2018 vi è anche un 20% di vigneto Colorino.

Fattoria Santo Stefano

Qual è il vostro 'vino del cuore'?

Il Drugo, Riserva di Chianti Classico Docg.

Un vino intenso e piacevole, il suo nome deriva dal greco antico e richiama il condottiero quindi la forza e il coraggio. Il nome Drugo deriva dal greco antico e significa “comandante di un grande reggimento” quindi è sinonimo di persona forte e coraggiosa. Il nome era usato nelle campagne toscane per indicare l’uomo forte e virile, quale il cavaliere solitario. Esprime la potenza e la vigorosa personalità di questo vino, che ha un’ampia struttura e i suoi colori variano dal rosso rubino ai toni purpurei. Il suo profumo è intenso e in bocca meraviglia e sorprende per l’acidità ben bilanciata. Aroma di note speziate. Un vino che non si dimentica.

Anche il nostro Chianti Classico Santo Stefano d’annata è il nostro vino di eccellenza, sempre ottimo in qualsiasi occasione. È un vino di facile beva, fresco e fruttato al tempo stesso potente e leggero riassume nel calice tutta l’essenza di questa terra del Chianti Classico e di questa antica toscanità. Ti invitiamo a provarlo e a gustarlo sia con carne che con pesce per delle cene speciali.

Ti farà fare sempre un’ottima figura!

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Tradizione o innovazione: qual è il vostro leitmotiv?

Probabilmente ci riteniamo più conservatori rispetto alla produzione dei nostri vini, dato anche dal fatto di voler mantenere alcune tradizioni di coltivazione, come per esempio il nostro sistema di allevamento prescelto è il cordone speronato che privilegia la qualità e la resa media di 65 Ql. ad ettaro, ma nei vecchi impianti rimane ancora l’archetto Toscano invalso nei vigneti della zona e che consente una resa anche maggiore (80%).

Infine, anche nel nostro processo di vinificazione cerchiamo di rispettare il più possibile la semplicità e la genuinità del prodotto privilegiando le fermentazioni naturali con l’utilizzo dei soli zuccheri presenti nelle uve, senza uso di lieviti aggiunti, e lasciando il mosto con  le bucce per non  oltre 10-12 giorni per la fermentazione alcolica a temperatura controllata di 22-24 °C max. quindi, togliamo le bucce e per una nuova pressatura che utilizziamo come seconda scelta più concentrata e ricca di aromi.

Quale ricetta si abbina meglio alle vostre bottiglie?

Il Santo Stefano Chianti Classico DOCG, un 100% Sangiovese molto tipico e franco, più rispondente al gusto tradizionale di un Chianti fresco e beverino, è morbidamente secco con un buon tenore alcolico e con una giusta acidità totale, si abbina molto bene alle carni rosse ma in generale a tutti i tipi di pietanze della cucina toscana, in particolar modo con le zuppe di stagione come La Ribollita, le zuppe di zucca gialla o di sedano, ma anche con un buon piatto caldo di lampredotto o di trippa alla fiorentina. Perfetto negli antipasti con fettunte di fagioli cannellini, cavolo nero lesso, paté di fegatini di pollo, o crostoni in forno con salsiccia fresca e stracchino.

Le Riserve di Chianti Classico DOCG invece sono caratterizzate da un elevato tenore alcolico (14,00%) e un complesso bouquet di note di spezie e tabacco, qui i vini si presentano ben bilanciati nelle componenti tanniche e sono particolarmente adatti a un lungo invecchiamento in bottiglia. Si consigliano in particolare con la selvaggina, accompagnano egregiamente tutti i nostri ragù di carne di cinghiale, di cervo, di lepre, ma anche con gli arrosti di maiale e coniglio, oltre al perfetto abbinamento con formaggi molto stagionati.

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Citari

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Citari

Crescere rispecchiando e rispettando la qualità del territorio

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Come nasce la vostra passione per la produzione di vino?

Citari nasce dai sentimenti nel 1975. E’ un sogno che attraverso la volontà di Francesco Gettuli, classe 1911, è diventata realtà. Una storia fatta di scelte, di fatica, ideali e passioni che oggi si concretizza nella guida principalmente di Francesco Mascini, il nipote che porta il nome del fondatore, nel quale i valori del passato sono forti e vivi.       

I vigneti sono curati dalle mani dei cantinieri storici della famiglia e si trovano in una terra ricca di storia geologica e umana, caratterizzata dalle stratificazioni argillose del Bacino Morenico del Monte Baldo e l’incontro della sabbia fluviale. Un terra protagonista della Indipendenza italiana con la storica Battaglia di San Martino e Solferino, dove dalla Postazione Casette Citari si dominava – e domina tutt’ora – il Lago di Garda.

Quali sono i vini che producete?

Produciamo vini tipici del territorio appartenenti a 4 importanti denominazioni: Lugana DOC, Riviera del Garda Classico DOC Chiaretto, Riviera del Garda Classico DOC Rosso, San Martino della Battaglia DOC, Benaco Bresciano Bianco IGT.

Qual è il vostro 'vino del cuore'?

Il vino che maggiormente ci rappresenta è sicuramente il Lugana Doc “Conchiglia”. Il primo nato, il più venduto e premiato. Rispecchia lo stile e la filosofia aziendale nella sua schiettezza, pulizia ed eleganza.

Un altro vino che parla di noi è il Benaco Bresciano Bianco Igt “Eretico”: diverso di nome e di fatto da tutti gli altri vini, manifesta la nostra anima pioniera.

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Citari

Tradizione o innovazione: qual è il vostro leitmotiv?

Nata oltre 40 anni fa dalla spinta ideologica e creativa di Francesco Gettuli, l’azienda è oggi portata avanti dalla famiglia. L’Azienda, in continua evoluzione, ha un obbiettivo molto chiaro: crescere rispecchiando e rispettando la qualità del territorio. Grazie alla meticolosa cura dei vigneti la produzione è salita negli ultimi 10 anni dalle 6 mila bottiglie iniziali alle attuali 400.000.

Nel suo processo di crescita Citari è stata riconosciuta come “Azienda Agricola a Basso Impatto Ambientale”.

Nel processo produttivo dei nostri vini vengono solitamente ricercate qualità strutturali, finezza ed aromi varietali, per cui sono determinanti le fasi e le tempistiche di lavorazione delle uve e di estrazione del succo. La vicinanza della cantina ai vigneti permette una curata e attenta vendemmia, dove i grappoli rimangono per poco tempo schiacciati tra loro, evitando così le formazioni di processi che andrebbero a compromettere la qualità del vino.

Per rafforzare la conservazione dei profumi, con la vendemmia 2017 è stata inserito l’uso del ghiaccio secco, che consente di creare un ambiente inerte, che va ulteriormente a limitare i processi ossidativi e permette successivamente un uso ridotto dei solfiti.

Quale ricetta si abbina meglio alle vostre bottiglie?

I nostri vini, freschi, minerali e con una buona struttura, sono facilissimi da abbinare con la cucina mediterranea a base di pesce (di lago e di mare), carni bianche, formaggi, ma sono fantastici da scoprire abbinati alla cucina etnica.

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