Da Bari a Melbourne. Si potrebbe sintetizzare in una sola frase la storia dell’Aglianico, vitigno originario delle Puglie che, nel corso dell’ultimo secolo, ha conosciuto un incredibile successo anche fuori dai confini nazionali, divenendo una presenza fissa tra le vigne della California e dell’Australia.
Quello che oggi è generalmente associato al territorio potentino, e soprattutto al Monte Vulture, è un vino la cui origine viene collocata più lontano, forse addirittura alla Grecia continentale, nel pieno dello sviluppo della civiltà ellenica.
Vitigni di Aglianico
Il nome stesso Aglianico potrebbe suggerirci una possibile provenienza di questa uva nera. Si tratterebbe, infatti, di una storpiatura dell’aggettivo ellenico o di Elea, città di fondazione della Magna Grecia che corrisponde al territorio dell’attuale Ascea, in Campania.
Sappiamo anche che Quinto Orazio Flacco, tra i massimi poeti della Roma imperiale, fu grande estimatore del vino di Venosa, zona nella quale ancora oggi è diffusa la coltivazione delle uve Aglianico.
L’introduzione di questo vitigno in Italia, in ogni caso, risalirebbe forse all’VIII secolo avanti Cristo, come testimonia Villae, opera di Giacomo della Porta del 1592 nella quale è citata l’uva “Elvola”, apparentemente antesignana dell’ Aglianico che conosciamo noi.
Altre testimonianze, tratte da opere di Plinio e da studi geografico-enologici più o meno validi, lasciano infine presagire che l’uva avesse origine autoctona nell’Italia meridionale, più precisamente nella zona cilentana.
Vitigni Aglianico del Vulture
Come “Aglianico del Vulture” si possono definire tutta una serie di vitigni che variano sia per denominazione che zona di produzione. Tra i più importanti, troviamo:
È il tradizionale vino della zona del Monte Vulture, prodotto con il 100% di uve Aglianico del Vulture. La zona di produzione è particolarmente ristretta e coinvolge i soli comuni di Rionero del Vulture, Melfi, Lavello, Venosa, Acerenza e Genzano di Lucania. Di colore rosso intenso, armonico e con un sapore da asciutto a vellutato, si consuma al meglio dopo il terzo anno di età.
Codificato nel 2011 come variazione dell’Aglianico del Vulture DOC, si riconosce in una zona di produzione decisamente più ampia che comprende anche i comuni di Acerenza, Atella, Banzi, Barile, Lavello, Ginestra, Palazzo San Gervasio e Ripacandida. A causa della forte escursione termica, il vino ottiene una maggiore ricchezza al palato.
Prodotto della provincia di Benevento, l’Aglianico del Taburno trae ispirazione fondante dalla millenaria storia di produzione del vino. Viene prodotto nelle varietà rosso, rosso riserva, solo riserva e rosato, con concentrazioni minime di uva Aglianico dell’85% su un territorio che occupa buona parte della provincia di Benevento. Tra i comuni più celebri dove si produce, quello di Solopaca.
Nonostante il nome non richiami immediatamente l’Aglianico (che anche qui è presente in concentrazioni minime superiori all’80%), anche il Taurasi ricade in questa “famiglia” enologica. In particolare la produzione si concentra nella provincia di Avellino, nel comune omonimo e circa in una decina di altri centri. Il vino che si ricava dalle uve avellinesi ha un buon titolo alcolometrico (12-12,5%), colore intenso e sapore persistente al palato.
Le migliori cantine
La cantina Ripanero (Basilicata) è una delle massime esponenti dell’ Aglianico del Vulture DOC. Proposto nelle varianti Lògos e Physis, che richiamano l’origine greca del vino, questo Aglianico è pienamente aderente alla tradizione per colore e tono al palato. Lo si consuma in abbinamento a formaggi, carni e piatti tipici della Lucania.
La proposta della cantina campana De Lisio si caratterizza per il suo approccio fresco e rinnovato a un grande classico dell’enologia italiana. “Vincarl” è un rosso puro, frutto di una vinificazione attenta dalla quale emerge un nettare elegante, che richiama gli aromi di frutti di bosco e prugna, da abbinare a carni con salsa o formaggi stagionati.
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