Le interviste di Wineowine
L'attenzione alla natura per il vino migliore
Il nostro è un lavoro di attenzione con una trasformazione rispettosa nell’intento di esaltare le caratteristiche pedoclimatiche di ciascun vigneto
Aquila del Torre è un’azienda a vocazione familiare: Claudio Ciani acquistò la tenuta nel 1996 e oggi l’azienda è seguita dal figlio Michele, che è agronomo e ha deciso di fare l’esperienza di un’agricoltura “vivente” più sana, rispettosa dell’ambiente e delle persone, in grado di esprimere tutte le sfumature di un territorio dalle caratteristiche pedoclimatiche uniche.
Dal 2013 l’azienda Aquila del Torre ha messo in atto pratiche biodinamiche e ottenuto la certificazione da agricoltura biologica. Le piante hanno bisogno di un ambiente ricco nella sua biodiversità: un terreno vitale, gli animali e l’uomo collaborano attivamente all’equilibrio di questo sistema.
La parte vitata della tenuta si estende per diciotto ettari in zona collinare all’interno di un bosco e i vigneti sono disposti su pendii molto scoscesi che formano uno splendido anfiteatro.
Per agevolare la coltivazione manuale, assicurare alle viti un’esposizione ottimale e gestire un perfetto drenaggio delle acque, il versante della collina è stato profilato con piccoli terrazzamenti, sui quali dimora un solo filare per banchina.
Le varietà rosse Merlot e Refosco dal peduncolo rosso, sono piantate nel cuore dell’anfiteatro e sul girapoggio della collina esposta a sud. Le esposizioni a est sono destinate alla varietà Sauvignon Blanc, quelle orientate a ovest per la varietà Friulano. Sulla cresta della collina troviamo il Picolit e il Riesling renano.
Il Riesling occupa la parte più alta della collina, a 350 metri sul livello del mare. Il vigneto è stato messo a dimora nel 1999 e da questa posizione è possibile scorgere verso sud i riflessi della laguna dell’Alto Adriatico. Il suolo è composto da uno strato di roccia madre affiorante ed è in grado di influenzare notevolmente le qualità organolettiche del vino.
Inizialmente pensato per produrre un vino bianco frutto dell’assemblaggio di più varietà, oggi si distingue per il modo in cui è traduttore dell’alta collina di Savorgnano del Torre. Dalla vendemmia 2007 è vinificato in purezza e si contraddistingue per una forte personalità.
La lavorazione del terreno e il mantenimento della fertilità del suolo sono i capisaldi di tutta la gestione agronomica dell’azienda. L’utilizzo di attrezzature specifiche per l’arieggiamento del suolo e la buona pratica agronomica del sovescio permettono l’accrescimento radicale delle viti per intercettare gli strati di flysch più profondi. In vigna si semina a mano e si lavora con l’aiuto dei cavalli, che integrano l’utilizzo degli attrezzi meccanici.
Passeggiando nella tenuta è possibile scorgere due gruppi di arnie che sono posizionate sul confine tra vigneto e bosco. Le api danno un contributo straordinario in vigna: preservano l’acino cicatrizzando le parti rovinate dell’acino, fungono da vettore dei lieviti sulla buccia favorendo le fermentazioni in cantina e preservano biodiversità ambientale. Le uve, che adesso provengono da vigneti la cui età media è circa trent’anni (le vigne storiche di Friulano e Picolit risalgono agli anni ’60), vengono raccolte manualmente a seconda del grado di maturazione, operando una selezione minuziosa, e in seguito vinificate separatamente.
In cantina prosegue il lavoro di attenzione con una trasformazione rispettosa nell’intento di esaltare le caratteristiche pedoclimatiche di ciascun vigneto. In cantina si preferiscono contenitori di materiale poroso e con effetto neutrale sul contenuto per enfatizzare le differenze varietali e l’origine territoriale. Nel corso degli ultimi anni ai classici serbatoi di acciaio inox sono stati affiancati contenitori in rovere di più passaggi e vasi vinari in cemento a forma ovoidale.
La vinificazione con lieviti indigeni, attraverso la tecnica del “pied de cuve”, e la permanenza prolungata sulle fecce fini sono i punti fermi nelle attività di cantina per la produzione dei vini bianchi. Invece, le uve rosse subiscono delicate macerazioni e la ricerca è rivolta verso l’estrazione delle caratteristiche più fini e i vini rossi rimangono per qualche anno in affinamento in bottiglia.
L’asparago bianco è un prodotto tipico della zona a nord di Udine, vicino a Savorgnano del Torre. I turioni bianchi vengono raccolti dalla fine di aprile ai primi giorni di giugno. Lo Sclopit, un’erba spontanea primaverile dal nome diverso a seconda della regione (sclopit, appunto, in Friuli Venezia Giulia, carletti in Veneto, erba del cucco, ecc. ecc.) il cui nome scientifico è Silene Rigonfia o Vulgaris, è uno degli ingredienti più particolari che si ritrova nella cucina friulana.
Preparazione della ricetta: Prendete degli asparagi bianchi di prima qualità, meglio se biologici, mondateli e dimensionateli a piacimento. Imbustateli a 3 a 3 in dei sacchetti per sottovuoto per cottura. Aggiungete una noce di burro e un rametto di timo e chiudete i sacchetti. Cucinate in forno a vapore per 15 minuti. A parte preparate una maionese con dell’erba cipollina e dei germogli di sclopit.
A cottura terminata componete il piatto con gusto decorativo, magari con uovo sodo a scaglie a lato. Assaggerete così degli ottimi asparagi abbinati a Riesling Aquila del Torre.
Dal Lunedì al Venerdì
9:30-13:30/14:00-18:00
assistenza@wineowine.com