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Il figlio del Raboso del Piave
La produzione del vino Bagnoli Friularo è legata da sempre a un piccolo territorio della provincia di Padova.
Secondo il disciplinare, i comuni nei quali è ammessa la produzione del Friularo sono Agna, Arre, Bagnoli di Sopra, Battaglia Terme, Bovolenta, Candiana, Due Carrare, Cartura, Conselve, Monselice, Pernumia, San Pietro Viminario, Terrassa e Tribano.
Il Friularo di Bagnoli Classico può invece essere prodotto unicamente a Bagnoli di Sopra.
Si tratta di un territorio a forte vocazione enologica, caratterizzato da clima ventilato, con buona escursione termica e picchi di temperatura estiva ridotti.
Il Bagnoli Friularo non è un vino recente: pare infatti, secondo fondi accreditate, che già durante la dominazione di Roma queste terre fossero ricche di vitigni. Del resto, tutti i terreni dell’Impero dovevano soddisfare l’ampia richiesta di vino che veniva dall’Urbe.
Il Friularo di Bagnoli (nella sua variante Classica, ma non solo) viene citato con questa denominazione per la prima volta nel 1774: se ne accerta la grande qualità e, di conseguenza, anche l’ampia richiesta che viene fatta quando ancora il territorio è sotto il controllo diretto della Serenissima.
Se la denominazione di origine controllata è meno recente, la concessione della DOCG a questo vino ha meno di dieci anni: risale infatti al 2011.
Oggi, nonostante non sia considerato uno dei vini più rappresentativi dell’enologia veneta, il suo valore viene sempre più apprezzato anche a livello nazionale e internazionale.
La produzione del Bagnoli Friularo – che si ottiene con almeno il 90% di Raboso Piave e il 10% di altre uve a bacca nera di origine veneta – è suddivisa in quattro tipologie:
Per ciascuna tipologia è previsto un affinamento in botte dai 12 ai 24 mesi (per le riserve 24 mesi, di cui 12 in botti di legno e 12 in botti di acciaio).
Come molti rossi, anche il Bagnoli Friularo DOCG ha un profilo intenso e una struttura importante, che meritano una certa attenzione sia in fase produttiva che degustativa.
Il territorio del padovano, protetto dai vicini Colli Euganei e per questo climaticamente più accessibile, permette la produzione di uve decisamente resistenti, che crescono in grappoli molto compatti: è anche uno dei segreti della sua resistenza e del risultato finale.
La vendemmia del Raboso Piave è estremamente tardiva, e spesso arriva anche a fine novembre. Ne deriva un vino dalle lunghe attese, che ha un titolo alcolometrico molto alto (generalmente tra i 14 e 15%vol), un colore rosso intenso con riflessi rubescenti, un gusto caldo ma non alcolico né invadente.
Il Bagnoli Friularo, l’abbiamo appena detto, è un rosso strutturato che viene servito sulle tavole dei mesi autunnali e invernali, quando le basse temperature e i focolari accesi ci invitano a una convivialità fatta di sapori decisi e intensi, capaci di rinfrancare lo spirito e il corpo.
Un vino che non può per questo abbinarsi alle tavole estive, né essere proposto in abbinamento a piatti poco complessi o leggeri, come antipasti o pesce: rischierebbe, con il suo tannino e con la persistenza della beva, di celare senza valorizzare ogni possibile portata che si alterna sulla tavola.
Per questi motivi, è facile suggerire una collocazione dell’abbinamento con un tagliere di formaggi locali, preferibilmente stagionati o molto stagionati: Asiago d’Allevo, Montasio, fino all’Imbriago (un tipo di formaggio che viene lasciato stagionare con il mosto d’uva o il vino).
Immancabili sono le carni rosse: da servire sulla brace, portare in tavola sotto forma di arrosti e stufati, magari con l’irrinunciabile compagnia della polenta. Per i primi piatti sono da preferirsi timballi o lasagne, ma anche delle pappardelle con cacciagione e ragù.
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