Le bottiglie di vetro sono meglio di quelle di plastica. È una frase che avrete sentito dire migliaia di volte, magari dalle vostre nonne che da sempre sostengono la supremazia delle “care, vecchie bottiglie” tanto fragili eppure così preziose.
Sappiamo che l’uso del vetro per conservare i liquidi è accertato all’incirca da 35 secoli, sebbene la produzione di questo materiale sia ancora più antica, fino addirittura al IV millennio avanti Cristo.
La soffiatura del vetro, fondamentale per realizzare oggetti di ogni forma e misura, nasce nelle città di Tiro e Sidone e dalla Siria si espande poi a Roma: qui la produzione del vino è abbondantissima, e pian piano le bottiglie vanno a rimpiazzare le otri, molto più ingombranti e meno trasportabili.
Dopo il crollo dell’Impero romano d’Occidente, lo sviluppo dell’arte del vetro prosegue particolarmente a Venezia e Costantinopoli, ma è nella laguna che l’arte del vetro assume una rilevanza artistica oltre che produttiva.
Con la Rivoluzione industriale e i moti politici di fine Settecento il mercato delle bottiglie a uso enologico subisce una standardizzazione, particolarmente verso i modelli bordolese e borgognotta.
Il mondo del vino gode di una certa eterogeneità, che si riflette ovviamente anche sulle bottiglie di vino. Nonostante una produzione che in alcuni casi vira sull’originalità per quanto riguarda forme e colori, oggi si possono distinguere sei tipologie di bottiglie di vino che si differenziano per alcuni elementi fondamentali: la base, il corpo, la spalla, il collo e il cercine.
La base può essere più o meno pronunciata, con una presenza del tipico incavo che permette una migliore impugnatura dal basso. Il corpo è pressoché sempre cilindrico, con una altezza variabile in funzione del vino e della capienza.
La spalla può essere presente o assente; in presenza, varia in funzione della sua inclinazione rispetto al corpo e in generale è tanto più prominente quanto è grande la bottiglia.
Infine il cercine, o anello, è lo “scalino” del collo che – soprattutto nella champagnotte – permette di mantenere più salda la presa e al contempo permette di rinforzare il collo quando si inserisce il tappo a pressione, evitando così la rottura della bottiglia.
Discorso a parte va fatto per la sciampagnotta, italianizzazione del termine champagnotte dalla regione francese della Champagne.
La tipica bottiglia con la quale si commercializza il vino champagne risale al 1728, anno in cui il Re di Francia decise di permettere la vendita del vino anche in bottiglia e non più solo in botte.
La sciampagnotta ha una base ampiamente pronunciata e una spalla slanciata, con un cercine rilevato che sostiene la spinta pressoria del tappo in sughero.
A seconda della capienza, che varia da 0,2 fino a 150 litri, assume una ulteriore denominazione, che prende il nome da personaggi biblici del Vecchio Testamento e che si calcola con i moltiplicatori dello 0,75.
Tra le più celebri la Magnum (1,5 litri), la Mathusalem (6 litri), la Nabucodonosor (15 litri), mentre le due più grandi sono la Adelaide (93 litri) e la Sublime (150 litri).
Dal Lunedì al Venerdì
9:30-13:30/14:00-18:00
assistenza@wineowine.com