Val d'Arda nel bicchiere: i vini di Azienda Camorali

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Ci sentiamo innovatori: la voglia di sperimentare cose nuove credo sia alla base dell'evoluzione, sia in campo lavorativo che non e la tradizione non è altro che un'innovazione del passato.

Tiziano Camorali

Come nasce la passione e l’impegno nel produrre vino della vostra cantina

L’azienda nasce nel 1952 grazie a nonno Giovanni, la cui eredità professionale passa ai figli Pierluigi e Giorgio. A metà anni ’90 Pierluigi, rimasto unico titolare insieme alla moglie Lorella, provvede a una conversione totale dell’azienda ad indirizzo vitivinicolo, dismettendo la stalla.

Attualmente l’azienda è gestita dai figli Tiziano e Matteo che, aiutati sempre da papà Pierluigi, rappresentano la terza generazione alla guida dell’azienda.

Quali sono i vini che producete?

I vini che produciamo sono quelli classici della tradizione piacentina, con uvaggi quindi di Barbera e Bonarda principalmente per i rossi, e Malvasia di Candia Aromatica e Ortrugo per i bianchi; a questi si aggiungono uno spumante metodo Charmat a base Chardonnay e Ortrugo e un rosso fermo a uvaggio Barbera, Bonarda (Croatina) e Merlot. Tutti i vini sono prodotti con uve coltivate in azienda.

Quale vino vi rappresenta maggiormente, e perché?

Se proprio devo scegliere un vino che rappresenta la nostra azienda direi Il Nicchio: vino frizzante rosso a uvaggio 70% Barbera e 30% Bonarda; un classico gutturnio frizzante (benché non rivendicato come DOC per una scelta aziendale), che rappresenta al meglio la tradizione piacentina, nonché primo e principale vino rosso prodotto in azienda.

Nel rapporto tra tradizione e ricerca della novità, vi sentite più innovatori o conservatori rispetto ai vini del territorio?

Forse ci sentiamo più innovatori: la voglia di sperimentare cose nuove credo sia alla base dell’evoluzione, sia in campo lavorativo che non; sono anche piuttosto portato a pensare che la tradizione non sia altro che un’innovazione del passato.

Questo non vuol dire stravolgere completamente quelli che sono i vini “tradizionali” del territorio: semplicemente intendo dire che, accanto ad essi, si possono tranquillamente inserire nuovi prodotti che rispecchiano la filosofia del produttore; quello che è importante in un vino è che racchiuda all’interno il Terroir del luogo dove viene prodotto, dove per terroir non intendo solo il ritrovare nel bicchiere le caratteristiche fisico chimiche del terreno dove è coltivato, ma che questo rappresenti il territorio in senso generale, con tutti gli aspetti anche culturali che lo caratterizzano.

Abbinamento cibo-vino: quale ricetta si abbina meglio alle vostre bottiglie?

Per i vini bianchi frizzanti direi che gli abbinamenti migliori siano quelli con i salumi tipici piacentini e dei primi piatti delicati e non troppo saporiti. Unica eccezione per l’Aurelio che, essendo un po’ più dolce, si spossa meglio come vino da aperitivo. Per i rossi, sia fermi che frizzanti, gli abbinamenti consigliati sono sicuramente quelli con delle carni rosse, sia brasate che arrosto che alla brace.

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