Le interviste di Wineowine

Cantine Barsento

Di padre in figlio alla scoperta del buon vino pugliese

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Siamo innovatori e conservatori: la scelta dei vitigni autoctoni, la coltivazione biologica, il restauro secondo gli arredi originali dell’epoca sono alcune delle scelte che rappresentano la nostra volontà di preservare il più possibile la tradizione.

Come nasce la vostra passione per la produzione di vino?

L’attività inizia nel 1969 con mio padre Pietro Colucci che intuisce le potenzialità vitivinicole del nostro territorio. Io, da bambino, dopo la scuola, “vivevo in cantina” e mio padre mi assegnava piccoli compiti. Dal lavaggio delle bottiglie all’etichettatura che allora era manuale. Ricordo che a 10 anni mi segnavo le giornate di lavoro ed al sabato pomeriggio, insieme agli altri collaboratori, ricevevo la paga settimanale. Ben 1.000 lire al giorno! A quei tempi si pagava a settimana.

Vi racconto un aneddoto. Un giorno, maldestramente, ruppi alcune bottiglie di vino. Bene, quella settimana, per ripagare il danno, non ricevetti paga. Fu un bell’insegnamento di assunzione di responsabilità. È in quegli anni che è nata la mia passione per il vino.

Quali sono i vini che producete?

Produciamo essenzialmente vini da uve autoctone come il Primitivo, il Negroamaro e la Malvasia nera. Per il bianco, invece, utilizziamo il Fiano, diffusissimo nel nostro territorio e presente nei disciplinari delle nostre IGP e DOC.

La vendemmia avviene rigorosamente a mano e l’uva giunge in cantina in piccole cassette che pesano al massimo 20 Kg. In questo modo l’uva arriva intatta e perfetta per fermentazioni corrette. Per i rossi effettuiamo rimontaggi manuali e lunghe macerazioni che culminano con la pressatura soffice. Il tutto a temperatura controllata (25°). Così facendo otteniamo vini freschi, puliti e longevi. I bianchi e rosati, a seconda dei casi e delle annate, fanno brevi macerazioni con successiva pressatura soffice e fermentazione a temperatura controllata (18°). Solo alcuni vini vengono affinati in legno, ma comunque botte grande da 19Hl per una micro ossigenazione naturale. Non produciamo vini con forti sentori di legno. Puntiamo a far emergere le caratteristiche principali dei vitigni usati ed alla riconoscibilità e personalità dei nostri vini.

La nostra produzione è rappresentata da:

  • Malicchia Mapicchia – Rosso Igp Puglia – primitivo dolce con affinamento in acciaio e bottiglia per circa 18 mesi in tutto

  • Ladislao – Rosso Igp Puglia – negroamaro in purezza con affinamento in botte grande per circa 12 mesi;

  • Magilda – Rosè Igp Puglia–  negroamaro e malvasia affinamento in acciaio per circa 4 mesi

  • Pàndaro – Bianco Igp Puglia – Fiano affinamento in acciaio per circa 4 mesi.

Fra un paio di mesi sarà in uscita un rosso più giovane e fresco destinato a quei consumatori che cercano vini fruttati e di facile beva. Pensiamo soprattutto ad un target giovanile e neofita del vino. 

Qual è il vostro 'vino del cuore'?

Il mio vino del cuore è il Malicchia Mapicchia. È il primitivo dei nostri nonni. La tradizione e gli usi dell’epoca prevedevano di vendemmiare quando i grappoli erano un po’ sovrammaturi con un grado zuccherino importante. Con orgoglio dicevano….”quest’anno la mia uva ha fatto 24..25…..”.

L’uva arrivava in masseria dolcissima e dopo la fermentazione il vino aveva un residuo zuccherino ed una corposità importante. Il colore, inoltre, tingeva le bottiglie. Con il Malicchia Mapicchia abbiamo voluto riprendere quella tradizione.

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Tradizione o innovazione: qual è il vostro leitmotiv?

Ci sentiamo innovatori nel solco della tradizione. Nel senso che, cerchiamo di capire sempre come i vini, i vitigni autoctoni ed il territorio possono esprimersi al meglio con l’utilizzo delle nuove tecniche di vinificazione e come antiche tradizioni possono essere migliorate.

Ne è appunto un esempio il Malicchia Mapicchia. Nei tempi passati, il residuo zuccherino presente nel vino poteva generare, specie nei mesi più caldi, delle rifermentazioni che ne compromettevano la qualità. Oppure delle fermentazioni tumultuose ad alte temperature durante la vinificazione con il risultato di vini “troppo cotti”. Oggi, l’utilizzo del freddo e della microfiltrazione, ha eliminato tali problematiche.

Come possiamo abbinare i vostri vini in tavola?

Parlando di Bianchi e Rosati, sicuramente piatti a base pesce o carni bianche. La cucina pugliese in tal senso ha un ottimo assortimento. Penso, ad esempio a riso, patate e cozze. I nostri Rossi, invece, molto strutturati li vedo bene con i tegami di carne, come la fricassea di agnello e lampascioni.

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