Le interviste di Wineowine

Cantine Maligni

La tradizione enologica abruzzese in chiave autentica

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Come nasce la vostra passione per la produzione di vino?

Nel 1870, grazie al nostro avo Pasquale Tomei, nasce nel territorio di Chieti la nostra passione per la coltivazione della vite e la vinificazione che, con fasi alterne, arriva fino al 2009 quando Fabio Tomei si impegna a dare nuova linfa all’attività storica di famiglia portando Cantine Maligni all’attuale azienda.

Il nome Maligni è frutto di un contenzioso avvenuto nel remoto passato e che identifica da sempre la nostra famiglia nel nostro territorio tant’è che anche una strada nel nostro comune prende il nome di Maligni proprio dalla nostra famiglia che da sempre abita questo territorio.

Quali sono i vini che producete?

La nostra vocazione è al territorio e alle uve che lo rappresentano. Oltre ai vigneti storici di Montepulciano d’Abruzzo e Trebbiano d’Abruzzo, i nostri sforzi sono da sempre orientati alla riscoperta e valorizzazione dei vitigni antichi abruzzesi nello specifico Passerina, Pecorino e Cococciola, spesso cercando di coltivare dove storicamente abbiamo prove che venissero coltivate le varietà elencate.

Per quanto riguarda i vini che produciamo abbiamo tre tipologie di Montepulciano d’Abruzzo partendo dall’”Inebrio” ovvero il più giovane e semplice per beva, passando per il “1870” con un passaggio in barrique molto delicato con un’ottima armonia per arrivare al “Mastro” nostro Montepulciano d’Abruzzo vinificato in acciaio con affinamento di due anni in vetro.

Sempre della linea “1870” abbiamo il Rosato prodotto con Montepulciano d’Abruzzo in purezza ed esprime al massimo le note di marasca tipiche del Cerasuolo d’Abruzo. Tra i bianchi abbiamo scelto di spumantizzare la Cococciola, vitigno antico e generoso, con un’acidità ed una mineralità ideali a dare freschezza a chi si avvicina a questa bollicina autoctona. Il Trebbiano d’Abruzzo è un pilastro della nostra produzione aziendale per la semplicità e la versatilità con cui riusciamo ad abbinarlo a numerosi piatti del territorio. “Maia” è il nostro Pecorino che condivide il nome e la possenza con la montagna a noi cara, la Maiella, di buona alcolicità ed una struttura importante riesce ad avvolgere con le sue note sempre cariche di frutta a pasta gialla ed una buona acidità che invoglia a berne. La Passerina è l’ultima arrivata in azienda dopo un attento lavoro di recupero e valorizzazione siamo riusciti a produrre un vino con eccellenti caratteristiche organolettiche, giusta sapidità e freschezza che coinvolge sorso dopo sorso.

Qual è il vostro 'vino del cuore'?

Senza dubbio il “Mastro Montepulciano d’Abruzzo DOC”, vino austero con grande carattere dove la tradizione primeggia sull’innovazione senza “contaminazioni” a livello organolettico date da affinamento su legno bensì solo il frutto del Montepulciano d’Abruzzo che affina ed evolve le proprie caratteristiche divenendo un prodotto decisamente “old school” ovvero che riprende al naso ed in bocca al Montepulciano d’Abruzzo bevuto dai nostri nonni.

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Tradizione o innovazione: qual è il vostro leitmotiv?

Siamo decisamente conservatori ed evitiamo volutamente di coltivare varietà alloctone preferendo varietà autoctone come ogni piccola azienda, a nostro avviso, dovrebbe fare senza inseguire i target della grande industria che, per fini commerciali, tende a snaturare ciò che la natura ed il tempo hanno selezionato creando il meraviglioso patrimonio ampelografico identificato da differenti terroir.

Come possiamo abbinare i vostri vini in tavola?

Il connubio inscindibile tra Vino e Territorio passa soprattutto dagli abbinamenti con i piatti che da sempre vengono preparati nella nostra regione, nello specifico ci sentiamo di proporre in abbinamento al Pecorino “Maia” un arrosto di pesce dell’Adriatico dove l’orata la fa da padrona.

Per il “1870” Rosato l’abbinamento del territorio è indiscutibilmente con il brodetto, una zuppa di pesce con del pomodoro la cui acidità richiama quella del cerasuolo e la consistenza del pescato sostiene la buona struttura del vino.

Per quanto riguarda Il Montepulciano d’Abruzzo “Mastro” il nostro suggerimento è con la pasta alla chitarra con polpettine e ragù d’agnello; il cinghiale in umido con buona speziatura offre un ottimo spunto per un abbinamento del territorio ma se vogliamo andare su un must allora possiamo abbinare il “Mastro” ai più conosciuti arrosticini di pecora.

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