Casa Benna

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Una piccola vigna e un secolo di storia

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Come nasce la vostra passione per la produzione di vino?

La nostra azienda è stata acquistata dal nonno Pietro nel 1916. A quei tempi era a vigneto un solo ettaro. Già nel 1937 emergeva con una medaglia d’argento per la “Rassegna Vini” della nostra provincia. Successivamente mio papà Giovanni negli anni ’60 consolidò l’impronta vitivinicola, sfruttando la posizione collinare fortemente vocata, con argille ferrettizzate esposte a sud-est. Con lungimiranza, fu tra i soci fondatori della doc Gutturnio.

Quali sono i vini che producete?

I vitigni impiantati sono quelli tipici dei colli piacentini: ortrugo, malvasia di Candia aromatica, Barbera, bonarda, e in minor percentuale trebbiano romagnolo e moscato.

Da questi otteniamo l’Ortrugo frizzante “Genuis”, il Colli Piacentini Monterosso Val d’Arda frizzante (blend dei 4 vitigni bianchi), la Malvasia secca ferma “Luce di Selce” , la Bonarda ferma, la Bonarda frizzante “Orma di Irma”, il Gutturnio frizzante “il garrito”, il Gutturnio Superiore “Vidarò”, il Gutturnio Riserva “Punctatum”.

I frizzanti raggiungono la presa di spuma col metodo Martinotti-Charmat a temperatura controllata, ove a fermentare nella botte è il residuo zuccherino che deriva dall’uva. In questo modo si sprigionano i precursori aromatici evidenziando così un bouquet più intenso. Qui al confine occidentale emiliano , nei vini rossi è radicata una doppia anima,  con una pacifica convivenza fra fermi e frizzanti. Quantomeno nella ns azienda , posso affermare che la valorizzazione è reciproca, nel senso che scegliendo le uve più adatte ad un rosso giovane e brioso, le rimanenti danno origine ad un vino più strutturato e da invecchiamento.

Per me è affascinante constatare in ogni vendemmia come da uve distanti solo poche decine di metri  nascano vini che sono su pianeti diversi e contemporaneamente allo stesso livello qualitativo!

È per questo motivo che ogni 30 m di filare lasceremo sempre un’apertura laterale per separare agevolmente in vendemmia (manuale) ogni singola porzione di vigneto.

Così , nel Gutturnio frizzante giostriamo sull’equilibrio fra intensità del frutto e piacevolezza di beva senza caratteri di pesantezza , nel Gutturnio Riserva abbiamo struttura, complessità e la stoffa per migliorare con un medio invecchiamento (3-4 anni).

Qual è il vostro 'vino del cuore'?

In ambito locale è molto apprezzato il Gutturnio Frizzante “il garrito”, mentre all’estero trova più successo il G. Riserva “Punctatum”. 

Ma se devo scegliere una bottiglia per me (a prescindere dagli abbinamenti) stappo la Bonarda frizzante “Orma di Irma”, dedicata alla memoria della nonna e dei suoi racconti di quando era lei a filtrarla durante i tempi di guerra.

Oltre al lato affettivo c’è quello organolettico: aromi di piccoli frutti rossi (fragolina di bosco), giusta struttura, abboccato ma non troppo dolce (residuo zucch. < 2%) , sintesi fra intensità e piacevolezza.

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Tradizione o innovazione: qual è il vostro leitmotiv?

In generale non siamo favorevoli a “rivoluzioni” o “effetti speciali” fatti solo con l’intento di emergere. Intendiamo restare nel solco della tradizione ma aperti alle opportunità che la moderna vitienologia offre, altrimenti il solco diventa una fossa!

Ad esempio abbiamo puntato sulla Malvasia secca ferma, una versione che fino a pochi anni fa nel piacentino praticamente non esisteva. A settembre raccoglieremo i primi grappoli di ervi, incrocio fra barbera e bonarda, un vitigno interessante finora poco valorizzato.

In sintesi, penso che il mercato (il gusto) lentamente si evolve e pertanto anche l’offerta piano piano si deve adeguare , completandosi e colmando eventuali  lacune.

Come possiamo abbinare i vostri vini in tavola?

L’abbinamento piacentino più ricorrente è quello fra Gutturnio Frizzante e “Pisarei e fasò” (gnocchetti di farina conditi con sugo di pomodoro e fagioli), ma in generale il Gutturnio Frizzante accompagna bene tutti i primi piatti della ricca cucina emiliana.

Con gnocco fritto e salumi  proponiamo la nostra Bonarda Ferma, la cui componente tannica tende a sgrassare. 

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La Carreccia

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La Carreccia

Dalla casa padronale... alla cantina!

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Come nasce la vostra passione per la produzione di vino?

L’ Azienda Agricola La Carreccia nasce dalla passione del capofamiglia, Lavezzari Italo, che dopo aver acquistato la casa padronale, decide di sistemare anche la vigna presente nei terreni.
Grazie alla sua passione ed ai suoi valori nel 2012 decide di passare il testimone al figlio, Lavezzari Lorenzo, ed inizia così l’avventura del vignaiolo nel rispetto dei ritmi della natura e dell’ambiente, affiancati da un enologo figlio d’arte Baccigalupi Davide.
Nasce così una piccola azienda dove la parte di terreni e cantina è in gestione a Pucciarelli Enzo, mentre tutta la parte commerciale viene gestita da Alan Sanarica.

La Carreccia

Quali sono i vini che producete?

L’Azienda sorge proprio nell’area della DOC Colli di Luni, ci troviamo esattamente nella zona di Casano di Ortonovo nel comune di Luni (SP), sul confine tra Liguria e Toscana.

Il vitigno che la fa da padrona è ovviamente il Vermentino, che noi lavoriamo in due tipologie:

– “Il Lunatico”, frutto di un uvaggio 100% Vermentino, nasce su una collina assolata che vede il mare e traguarda le rovine dell’antica Luni. Selezioniamo i migliori grappoli di uva raccogliendoli a mano. Dopo essere state diraspate in un’acinellatrice vengono sottoposte a pressatura soffice. Il mosto fiore così ottenuto, dopo una decantazione statica a bassa temperatura, viene fatto fermentare in tini di acciaio dotati di controllo elettronico della temperatura.
Fermenta e riposa sui lieviti sino a primavera, viene poi assemblato e imbottigliato a inizio estate. Il suo profumo è deciso, note minerali e floreali trasmettono freschezza e longevità;

– “Fermentino”, è un vino frizzante frutto di un mix di uvaggi, 60% Vermentino, 20% Albarola e 20% Malvasia di Candia ottenuto tramite la rifermentazione a Metodo Ancestrale, vino fatto come una volta con metodi artigianali. La rifermentazione viene indotta aggiungendo prima dell’imbottigliamento, del mosto d’uva , che contribuisce anche ad arricchire lo spettro aromatico del vino. Lavorazione totalmente in botti di acciaio dove le uve rimangono per almeno 7/8 mesi a temperatura controllata.
Il bouquet esprime caratteristici sentori di lievito di pane, di agrumi, frutta a polpa bianca e erbe officinali, dal colo giallo oro velato e spuma abbondante.

Un’ altra tipologia di uva che utilizziamo è lo Syrah che vinifichiamo in rosato. Nasce cosi “Le Argille”, vino ottenuto da una selezione manuale dei migliori grappoli di uve Syrah, vendemmiati al giusto stadio di maturazione. Viene effettuata una lieve pressatura di uva con raspo, fermentazione controllata e affinamento sui lieviti fino a primavera inoltrata. Il suo colore rosa cerasuolo è bellissimo alla vita, il suo profumo è fragrante e fruttato, con note speziate caratteristiche dell’uvaggio. Un vino che sicuramente cattura le attenzioni degli appassionati dei rosati.

Chiude la nostra produzione il “Terraforte” , rosso DOC dei Colli di Luni, frutto di un uvaggio Sangiovese (60%) e Merlot (40%) provenienti dai nostri terreni che guardano il mare. Uve raccolte manualmente, ipermacerazione con alta concentrazione, non contengono solfiti e non effettuiamo filtrazione, ci piace chiamarlo il nostro “vino biologico” perché proprio fatto come madre natura ci concede di farlo.
Lavorazione completamente in acciaio per tempi di 8/9 mesi , imbottigliamento e affinamento in bottiglia per oltre un anno. Note olfattive di prugna e frutti a bacca rossa, una buona acidità e persistenza.

Qual è il vostro 'vino del cuore'?

Partiamo dal presupposto che ognuno dei nostri vini, dal 2012 ad oggi, ha avuto una sua evoluzione e un suo miglioramento produttivo anno dopo anno. Abbiamo cercato anno dopo anno di trovare degli accorgimenti per rendere sempre più appetibili al mercato i nostri vini.

Dobbiamo però dire che il vino con cui siamo partiti è “Il Lunatico” ed è lui il nostro vino più rappresentativo, un bianco da uve Vermentino in purezza regno della DOC Colli di Luni.

È un vino che regala veramente tantissime emozioni, dal colore, ai profumi, alla sua mineralità e persistenza. Un vino che nell’arco dei suoi 4/5 anni si trasforma in maniera incredibile sorprendendo tanti amanti del Vermentino

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Tradizione o innovazione: qual è il vostro leitmotiv?

Domanda da un milione di dollari! Al giorno d’oggi penso che ci vogliano entrambe le cose, le aziende sicuramente sono legate alle tradizioni che hanno reso grande il territorio in cui nascono e hanno bisogno di ricercare e migliorare per rendere al meglio in cantina.

Per quanto ci riguarda la tradizione ha una percentuale più alta rispetto all’innovazione, ma negli ultimi anni ci stiamo concentrando molto anche su questo aspetto.

Come possiamo abbinare i vostri vini in tavola?

“Il Lunatico” – DOC Colli di Luni Bianco:

Ideale nell’accompagnamento di aperitivi, antipasti a base di pesce, piatti con carciofi , primi e secondi piatti di pesce.

“Fermentino” – Metodo Ancestrale coi lieviti sul fondo:

Ideale nell’accompagnamento di aperitivi, antipasti e primi a base di pesce, fritture di pesce.

 “Le Argille” – IGT Rosato di Levante:

Ideale nell’accompagnamento di aperitivi, antipasti sia di pesce che di carne, risotti e secondi di carne e pesce.

“Terraforte” – DOC Colli di Luni Rosso:

Ideale nell’accompagnamento di antipasti di terra, primi piatti di carne, tortelli di carne , selvaggina.

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Poggio al Calore

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Poggio al Calore

Una passione che nasce in famiglia

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Come nasce la vostra passione per la produzione di vino?

La nostra passione nasce in famiglia, dove l’amore per la pianta della vite, i suoi frutti ed il vino hanno fatto da cornice.

Quali sono i vini che producete?

Poggio al Calore produce principalmente Aglianico, ricavato da vigne proprie nella zona del Taurasi, ma produce anche Fiano di Avellino, Falanghina, Coda di Volpe, Rosé di Aglianico e vino spumante. Tutti vini della nostra terra.

Qual è il vostro 'vino del cuore'?

Tutti i nostri prodotti sono realizzati e messi a punto con amore e dedizione e portano il nome di membri della nostra famiglia, ma se si dovesse scegliere penso che il “vino del cuore” sia Jacopo. Jacopo è un Aglianico IGP (DOC a partire dalla vendemmia 2020) ed è il primo vino che abbiamo prodotto, il cui nome è dedicato al piccolo angioletto biondo che anima le nostre giornate e ispira il nostro lavoro.

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Tradizione o innovazione: qual è il vostro leitmotiv?

Poggio al Calore utilizza tecnologie 4.0 per la rilevazione dei dati, in vigna ed in cantina, ed il loro trattamento durante le fasi di lavorazione dei vigneti e i processi di produzione del vino. Mezzi e tecniche innovative per la realizzazione di prodotti ispirati alla tradizione e ai profumi della terra di Irpinia, modernità degli strumenti per sapori di una volta.

Come possiamo abbinare i vostri vini in tavola?

Certamente dipende dal vino in questione, ma per quanto riguarda i rossi sono vini degustabili a tutto pasto, Claudja, Fiano di Avellino passato in botte si abbina facilmente a piatti di pesce mentre gli altri vini bianchi e il rosé vanno bevuti freschi in combinazione con aperitivi, antipasti e piatti freddi.

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Ca Avignone

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La 'poesia liquida' dei vini

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Come nasce la vostra passione per la produzione di vino?

La passione di Nicola Ercolino per la natura e l’agricoltura risale ai tempi dell’infanzia; desideroso di conoscere più a fondo quel mondo e le sue complesse dinamiche, ha studiato e si è laureato all’università Ca Foscari di Venezia in Economia e Politiche Agricole. Ha poi ricoperto per anni posizioni manageriali ed è diventato egli stesso un imprenditore, ma in tutto questo non ha mai messo da parte l’interesse per l’agricoltura e in particolare per il settore vitivinicolo: anzi, prima ha studiato e ottenuto la certificazione di Sommelier AIS, poi, sette anni fa, ha deciso iniziare a produrre il proprio vino, dando vita a Ca Avignone.

La scintilla è scoccata grazie all’incontro con il celebre enologo Roberto Cipresso, che ha visto in Ca Avignone grandi potenzialità e ha scelto usare la sua sapiente esperienza per sviluppare con Nicola un progetto ambizioso e pionieristico per la filiera vitivinicola italiana: la produzione di vino di qualità a emissioni zero.

Nicola e Roberto stanno lavorando fianco a fianco da anni ormai in un processo di interminabile affinamento e miglioramento del prodotto: il loro impegno ha iniziato a dare i suoi frutti, e il risultato è la poesia liquida che costituiscono i vini di Ca Avignone.

Al fianco di ogni grande uomo c’è sempre una grande donna: Antonella La Sala, moglie di Nicola, rappresenta tanto quanto lui l’anima di Ca Avignone, e ogni giorno dà a suo marito sostegno e consigli rendere Ca Avignone e i suoi prodotti sempre migliori.

La filosofia aziendale di Ca Avignone può essere riassunta in tre principi: passione, creatività, sostenibilità.

Quali sono i vini che producete?

Al momento abbiamo in produzione due vini, un rosso e un orange wine.

Il nostro rosso (3Tinto) è un taglio bordolese di tre uve: Merlot, Cabernet Sauvignon, e Carmenère; è un vino strutturato e si contraddistingue per una mineralità e una buona spalla acida date dal terroir vulcanico dei Colli Euganei.

L’orange wine (Cicale di Arquà) è ottenuto a partire da uve Glera con affinamento in acciaio per 10 mesi. La presenza dei lieviti nativi sul fondo permette di gustarlo sia limpido – per un gusto più raffinato –, sia mescendo i lieviti – e facendo dunque risaltare la freschezza e le note citrine, che vanno a nozze con i fritti e la pizza –. Il Cicale di Arquà è un vino vivace e può essere abbinato in molti modi, ma si sposa particolarmente bene con i formaggi, tant’è che proprio per il suo carattere trasversale è stato scelto come accompagnamento per un noto evento di degustazione di formaggi, di fronte a concorrenti come il Ribolla Gialla.

Tutti i nostri vini sono non filtrati, non hanno lieviti né zuccheri aggiunti e le uve sono raccolte a mano e fermentate in modo spontaneo; la nostra filosofia aziendale ci impone il rispetto per la natura (lasciandole fare il suo corso e intervenendo il meno possibile in vigna) e l’esaltazione del terroir, l’elemento che più contribuisce a rendere unici i vini che produciamo.

A breve uscirà anche la riserva del 3 Tinto barrique, invecchiato a Montalcino nella cantina dell’enologo con cui abbiamo il piacere di collaborare, Roberto Cipresso; inoltre abbiamo in cantiere altri due vini, che con ogni probabilità potrete gustare nei prossimi anni.

Qual è il vostro 'vino del cuore'?

Il vino che ci identifica più compiutamente è senza dubbio il 3Tinto, perché è l’espressione naturale di un vino giovane che parla del terroir dei Colli Euganei, sebbene sicuramente il Riserva sia più promettente in termini di gratificazione.

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Tradizione o innovazione: qual è il vostro leitmotiv?

Direi che ci collochiamo nel giusto mezzo tra innovazione e tradizione: il nostro gesto di valorizzare il terroir ad esempio può essere visto sia come innovazione – perché sempre più spesso purtroppo i vini vengono creati esclusivamente assecondando le esigenze del mercato – sia come tradizione, come recupero ed esaltazione della componente originaria e ancestrale dei vini che produciamo.

Un altro aspetto per cui ci sentiamo orgogliosamente innovatori è la nostra attenzione per l’ambiente, che si coniuga comunque al riguardo che nutriamo per i metodi di vinificazione tradizionali: siamo la prima e attualmente unica azienda vinicola italiana che ha scelto fin dagli inizi di puntare sulla sostenibilità in ogni fase del processo produttivo, monitorato costantemente grazie al programma Carbon Footprint dell’organizzazione INDACO (spin-off dell’Università di Pisa), programma con cui miriamo ad arrivare alla compensazione totale delle emissioni di CO2 prodotte in ogni fase del processo di produzione vitivinicola, dalla vigna all’imbottigliamento.

Guardiamo al futuro, dando valore al presente, senza perdere di vista il passato.

Come possiamo abbinare i vostri vini in tavola?

Come abbiamo già detto, il Cicale di Arquà è molto trasversale e si adatta perfettamente ai formaggi, e mescolato con i lieviti ai fritti, alla pizza e ai lievitati.

Il 3Tinto si sposa bene con le carni e i sughi di carne, soprattutto rosse ma anche bianche; nelle nostre pagine social invitiamo le persone a provare ad abbinare i nostri vini nei modi più fantasiosi, e una proposta particolarmente interessante che ci è arrivata vede il 3Tinto utilizzato per creare un caramello da accompagnare alle pere cotte al forno.

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Mazzarosa

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La cantina del Senatore e le antiche botti giganti

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Come nasce la vostra passione per la produzione di vino?

Sicuramente nasce da lontano! La nostra realtà è una delle cantine più storiche del Centro Italia, produciamo vino dal 1863. Ciò che siamo oggi lo dobbiamo al Senatore Devincenzi, che intorno al 1860 sfruttò le sue conoscenze sulla produzione francese e costruì una cantina unica nel suo genere (soltanto in Sicilia esiste una cantina simile, frutto sempre del Senatore), con botti in verticale. 

Da questo momento in poi, l’azienda è sempre passata di padre in figlio, mantenendo la tradizione e sempre con un occhio di riguardo verso l’ambiente, essendo la nostra struttura all’interno di una Riserva Naturale.

Quali sono i vini che producete?

Nei 27 ettari di vigneto, coltiviamo i tipici vitigni abruzzesi come il Montepulciano, il Pecorino ed il Trebbiano, insieme ad un vitigno internazionale, il Cabernet.

Produciamo perciò Trebbiano, Pecorino, Cerasuolo, Montepulciano, Montepulciano Riserva ed uno Spumante Metodo Charmat. Manteniamo inoltre la tradizione producendo un vino da dessert tipico abruzzese, il Vino Cotto.

Qual è il vostro 'vino del cuore'?

Difficile sceglierlo, ma direi che il nostro vino del cuore è il Montepulciano d’Abruzzo, il vino che rappresenta l’Abruzzo in tutto il mondo e che negli anni sta crescendo sempre di più, e per questo siamo molto contenti.

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Tradizione o innovazione: qual è il vostro leitmotiv?

Come spesso si dice, entrambi: teniamo molto a mantenere la tradizione, come si evince dalla nostra linea di prodotti focalizzata sui vini tipici abruzzesi ed anche dalla nostra cantina che cerchiamo di conservare il più possibile per tramandare la sua storia. 

Ma c’è sempre un’attenzione verso l’innovazione, sia nei processi di vinificazione e sia soprattutto nel rispetto dell’ambiente: i nostri vini infatti sono certificati SQNPI (Qualità Sostenibile).

Come possiamo abbinare i vostri vini in tavola?

Essendo una linea di prodotti completa, i nostri vini sono adatti a tutti gli abbinamenti, dall’antipasto al dolce.

Spumante, Trebbiano e Pecorino sono adatti per aperitivi, formaggi e portate di pesce; il Cerasuolo essendo un rosato con un’ottima struttura può essere accompagnato anche da salumi, oltre che da formaggi stagionati; il Montepulciano ed il Riserva sono sicuramente più adatti a formaggi molto stagionati e ovviamente a piatti a base di carne ed arrosti. 

Infine il Vino Cotto è perfetto con un altro dolce tipico della zona, i cantuccini abruzzesi.

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Masseria di Sessa

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La passione per il Falerno nella sua antica 'Patria'

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Come nasce la vostra passione per la produzione di vino?

La Masseria di Sessa nasce dalla passione del capofamiglia, Gianni Imperatore, che una volta in pensione può finalmente realizzare il suo sogno di riavvicinarsi alla Natura attraverso il lavoro della terra.

Grazie alla sua passione ed ai suoi valori nel 2010 inizia l’avventura del vignaiolo nel rispetto dei ritmi della natura e dell’ambiente, ciò lo si può realizzare solo adottando una conduzione rigorosamente Biologica dell’azienda.

Nel 2018 Gianni viene affiancato da suo genero Alfredo col quale condivide gli stessi valori e la passione per il buon vino.

Quali sono i vini che producete?

L’Azienda sorge nell’ager falernus, patria dell’antico vino, noto ed apprezzato già ai tempi dei Romani, Falerno

Masseria di Sessa produce il Falerno del Massico nelle sue 3 declinazioni:

Il Falerno del Massico Bianco DOC che imbottiglia con il nome di Crono è frutto di un uvaggio di Falanghina (85%) e di Fiano che vengono allevate sui nostri terreni secondo i dettami dell’agricoltura biologica.

Le uve raccolte a mano dopo essere state diraspate in un’acinellatrice vengono sottoposte a pressatura soffice. Il mosto fiore così ottenuto, dopo una decantazione statica a bassa temperatura, viene fatto fermentare in tini di acciaio dotati di controllo elettronico della temperatura. Dopo un periodo di affinamento di 6 mesi in serbatoi di acciaio il falerno Bianco viene imbottigliato e messo in commercio dopo un ulteriore periodo di affinamento in bottiglia che può andare da 2 a 6 mesi.

Il Falerno del massico Rosso DOC che viene commercializzato con il nome di QAESTIO è frutto di un uvaggio di Aglianico (85%) e Piedirosso provenienti dai terreni biologici aziendali.

Con cura artigianale le uve raccolte a mano vengono diraspate da un’acinellatrice che lascia intatti gli acini che vengono poi sottoposti a selezione manuale su tavolo vibrante prima di raggiungere i tini di ammostamento in acciaio con il controllo elettronico della temperatura.

In questi tini il mosto macera e fermenta per circa 20/25 giorni durante i quali vengono eseguiti regolari rimontaggi e “delastages” Al termine della fermentazione alcolica ha luogo la fermentazione malolattica alla quale segue l’affinamento che richiede circa 12 mesi e avviene in botti grandi e piccoli carati di rovere, prima di essere messo in commercio matura in bottiglia per altri 6 mesi.

Da un uvaggio di Primitivo in purezza di sola provenienza aziendale e coltivate in maniera biologica, otteniamo il nostro Falerno del Massico Primitivo DOC.

Durante la prima decade di Ottobre raccogliamo manualmente le uve portate a maturazione.

In cantina gli acini diraspati dall’acinellatrice vengono selezionati manualmente su tavolo vibrante prima di raggiungere i tini di ammostamento in acciaio.

A temperatura controllata viene effettuata la macerazione e la fermentazione che dura circa 25 giorni nei quali si alternano rimontaggi e “delastages”. Al termine della fermentazione alcolica ha luogo la fermentazione malolattica.

Il vino affina 12 mesi in acciaio e successivamente 6 mesi in bottiglia prima di essere messo in commercio

 

Dalle nostre uve Biologiche Greco, vinificate in purezza, otteniamo Amaltea il nostro Campania Greco IGT.

Nella prima decade del mese di Settembre le uve giunte alla giusta maturazione vengono portate in cantina per la diraspatura e la pressatura soffice in atmosfera controllata. Il mosto fiore così ottenuto dopo decantazione statica a freddo fermenta a temperatura controllata i fusti di acacia.

Affina per 6 mesi negli stessi fusti e successivamente in acciaio prima di andare in bottiglia.

 

In azienda coltiviamo biologicamente lo sciascinoso che vinifichiamo in purezza per ottenere il nostro Roccamonfina Sciascinoso IGT.

All’inizio di ottobre le uve raccolte a mano arrivano in cantina dove dopo essere diraspate e pigiate sono fatte fermentare in tini di acciaio a temperatura controllata per circa 20 giorno durante i quali sono eseguiti regolari rimontaggi.

il vino così ottenuto affina in acciaio per 6 mesi prima di essere imbottigliato ed immesso sul mercato.

 

Sul finire del mese di Settembre raccogliamo le uve Primitivo destinate al nostro Campania Rosato IGT.

In cantina con cura artigianale le uve vengono diraspate prima di essere sottoposte ad una breve fermentazione a cui segue la pressatura soffice in atmosfera inerte.

Dopo la decantazione statica del mosto, questo viene fatto fermentare in fermentatori di acciaio con il controllo elettronico della temperatura.

Il vino affina in acciaio per 6 mesi prima di essere imbottigliato e messo in commercio.

Qual è il vostro 'vino del cuore'?

Per chi come noi svolge il proprio lavoro con passione ed amore dedicando indistintamente l’impegno per la realizzazione dei proprio prodotti, è difficile individuare il proprio vino del cuore.

Così come per un genitore è impossibile ammettere ad altri quale tra i suoi figli prediliga, in cuor suo sa che ce ne sarà sempre uno per il quale il suo cuore sussulta impercettibilmente in più.

Beh per noi questo vino si chiama Amaltea, un bianco da uve greco in purezza.

Tutti nel mondo associano questo vitigno al Greco di Tufo DOCG ed alla provincia di Avellino.

Vista la morfologia dei nostri terreni generatisi anche con l’apporto di materiale vulcanico del vicino Roccamonfina, abbiamo immaginato che questo vitigno avesse trovato da noi un habitat ideale per potersi esprimersi al meglio.

Così, sfruttando quello che la natura ci ha messo a disposizione, abbiamo voluto dar vita a questo bianco di spessore e di carattere, che possa comunicare la mineralità dei nostri terreni e l’armonia donatagli dalla fermentazione e dall’affinamento in legno, e grazie alla sua freschezza acida pronto a sfidare l’invecchiamento.

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Tradizione o innovazione: qual è il vostro leitmotiv?

Il dubbio amletico tra tradizione e innovazione è il tormento di chi come noi è molto legato alle tradizioni che rendono grande il territorio in cui vivono e l’innovazione che è espressione della ricerca che ogni produttore affronta per indentificare al meglio la propria cantina.

In un territorio così intriso di storia come lo è l’ager Falernus, dalla tradizione vitivinicola che affonda le sue radici nell’epoca romana, le tradizioni rappresentano un patrimonio inestimabile da rispettare e da tenere in considerazione per riuscire a portare quell’onda di innovazione che possa identificare il carattere di un’azienda.

Per questo la nostra azienda cerca di interpretare al meglio il concetto tradizionale di Falerno lasciando spazio a nuove esperienze.

Come possiamo abbinare i vostri vini in tavola?

Falerno del Massico Rosso DOC:

Ideale nell’accompagnamento di lasagne, spaghetti alla bolognese, arrosti e selvaggina.

Falerno del Massico Primitivo DOC:

Ideale nell’accompagnamento di zuppe, pietanze saporite e formaggi.

Falerno del Massico Bianco DOC:

Ideale nell’accompagnamento di frutti di mare, carpaccio di tonno e pesce spada, risotto alla pescatora.

Roccamonfina Sciascinoso IGT:

Ideale nell’accompagnamento di salumi, formaggi, pietanze di carne o baccalà in umido con olive nere e capperi.

Campania Rosato IGT:

Ottimo per aperitivi, si accompagna in maniera ideale con carni bianche, portate di pesce e formaggi freschi

Campania Greco IGT:

Ideale nell’accompagnamento di zuppe, pietanze saporite e formaggi stagionati.

Tradizionalmente in famiglia lo accompagniamo al coniglio, allevato in azienda, in umido.

La ricetta del coniglio, nell’ottica di equilibrio tra innovazione e tradizione, prende spunto dalla ricetta della mia nonna materna

Si lascia marinare il coniglio in acqua e vino bianco secco, nel rapporto di 50 e 50, per una notte in frigorifero. Alla marinatura io aggiungo 3 cipolle tagliate grossolanamente, qualche acino di pepe nero e bianco e una bacca di ginepro schiacciata.

Si asciuga il coniglio prima di rosolarlo a fuoco vivo in abbondante olio extravergine di oliva in una casseruola ampia.

Quando la carne si sarà ben colorata si toglie dalla casseruola. A questo punto si aggiungono 3 cipolle medie affettate per ogni kg di carne di coniglio e si fanno cuocere a fiamma moderata per almeno 15 minuti. Quando la cipolla avrà perso buona parte della sua acqua si alza la fiamma e si sfuma con un bicchiere di vino bianco, io uso di solito lo stesso vino che abbinerò a tavola.

Evaporato l’alcool si aggiungono 200 gr di pomodorini pachino tagliati grossolanamente per ogni kg di coniglio, 2 spicchi d’aglio in camicia, rosmarino, timo limone, piperna e mezza foglia di alloro.

Si lascia cuocere il tutto nella casseruola coperta a fiamma bassa per almeno 30 minuti o finché la carne del coniglio non sia cotta.

A fuoco spento far riposare per circa 15 minuti in casseruola coperta la carne alla quale saranno state aggiunte delle foglie di basilico spezzate a mano.

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Lornano

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Un’eccellenza che non passa mai di moda

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Come nasce la vostra passione per la produzione di vino?

La nostra è una passione tramandata di generazione in generazione. È stato il bisnonno dell’attuale proprietario a fondare la Fattoria Lornano nel 1904 e da allora la cantina è rimasta a conduzione familiare puntando di anno in anno a raggiungere la migliore espressione del Sangiovese.

Quali sono i vini che producete?

Produciamo in totale 8 etichette:

Vin Santo del Chianti Classico doc 50% Malvasia, 50% Trebbiano

Lornano

Qual è il vostro 'vino del cuore'?

Ovviamente il Chianti Classico DOCG Lornano, il quale rappresenta a pieno la nostra passione per il Sangiovese grazie alla sua eleganza, piacevolezza olfattiva e l’equilibrio tra l’acidità e i tannini.

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Tradizione o innovazione: qual è il vostro leitmotiv?

Puntare all’innovazione partendo dalla tradizione.
Crediamo nelle potenzialità del nostro territorio grazie al quale riusciamo ad elevare le peculiarità del vitigno sul quale basiamo la nostra filosofia produttiva, ovvero il Sangiovese.

Come possiamo abbinare i vostri vini in tavola?

Partendo dal nostro IGT Rosato Etél, grazie alla sua struttura, all’acidità e alla sapidità che lo contraddistinguono è possibile impiegarlo sia come vino da aperitivo, sia a tutto pasto. Il Chianti Classico Lornano DOCG grazie alla sua eleganza è facilmente abbinabile a primi piatti di carne e a piatti tipici toscani. Mentre il Chianti Classico Riserva DOCG Le Bandite dotato di complessità olfattiva, struttura e una fantastica trama tannica richiede piatti più strutturati, ma grazie a queste caratteristiche si può osare anche con abbinamenti extraregionali.

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Agricola Cerrano

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Le interviste di Wineowine

Agricola Cerrano

Vini autoctoni d'Abruzzo con vista sul mare

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Come nasce la vostra passione per la produzione di vino?

Tutto nasce dalla passione per il nostro territorio (Pineto, in Abruzzo) di nonno Peppe, il quale ci ha lasciato in eredità dei terreni inseriti in un contesto incantato, a ridosso dell’Area Marina Protetta del Cerrano, sopra il mare. Allo stesso tempo, ci ha strappato la promessa di sviluppare l’attività agricola preservando, appunto, il territorio e creando dei prodotti che ne riflettano tale filosofia. Per questi motivi la nostra scelta è stata quella di lavorare esclusivamente in biologico. Siamo Quinto, Mimma. Francesca e Leonardo, siamo l’Agricola Cerrano.

Quali sono i vini che producete?

Di concerto con la nostra filosofia, al momento la nostra produzione si basa su tre vitigni autoctoni, ovvero: Montepulciano d’Abruzzo, Pecorino e Passerina.

Qual è il vostro 'vino del cuore'?

Il Pecorino è finora il vino che si è espresso meglio e che ha ottenuto i maggiori consensi. Oltre ad avere dei profumi ed un sapore chiaramente riconducibili alla nostra terra, di sicuro questo vino si contraddistingue per la sua capacità di far sentire il mare,  che ogni anno vola con il vento per posarsi sulle nostre uve.

Scopri i vini di Agricola Cerrano su Wineowine

Tradizione o innovazione: qual è il vostro leitmotiv?

La filosofia biologica, probabilmente, vent’anni fa poteva ancora essere considerata un’innovazione. Ovviamente non abbiamo la presunzione di credere di essere stati gli unici a produrre in biologico prima dell’esplosione nella cultura di massa, ma allora rappresentavamo una nicchia innovativa. Ad ogni modo, riteniamo che non ci sia necessariamente una contrapposizione tra tradizione e ricerca della novità: nel nostro modo di pensare l’innovazione risiede anche nella capacità di riprendere le tecniche e le filosofie del passato per adattarle alla tecnologia e le espressioni di gusto attuali.

Come possiamo abbinare i vostri vini in tavola?

Con il rischio di poter risultare banali, riteniamo che il nostro Montepulciano si esprima al meglio con piatto tipico quali gli arrosticini.

La Passerina è ottima per accompagnare primi di pesce dal sapore delicato. Il Pecorino, invece, lo si apprezza maggiormente con piatti di pesce dal sapore deciso.

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Cantina Duso

Le interviste di Wineowine

Ca'Duso

Ragionare, assecondare, correggere

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Come nasce la vostra passione per la produzione di vino?

In realtà, più che la produzione per il vino, la nostra è da sempre una famiglia di vignaioli. Il mio bisnonno Battista ha iniziato a produrre uve nei primi anni ’40. Dopodiché, dal 2005 abbiamo voluto, insieme a mio padre Lino e mio zio Battista (come da tradizione) mettere a frutto e valorizzare il duro lavoro svolto in vigneto.

Per questo da ormai più di 15 anni produciamo e commercializziamo i vini derivanti esclusivamente dalle uve delle nostre proprietà.

Quali sono i vini che producete?

Siamo un’azienda piccola ma variegata dove abbiamo deciso di mettere in bottiglia esclusivamente selezioni di uve derivanti dai singoli appezzamenti.

Dal 2012 produciamo uno spumante metodo classico brut che affina per 24 mesi sui lieviti. È un blend di Chardonnay 85% e pinot nero 15%. Le uve vengono pressate intere. Il vino affina per 6 mesi in acciaio prima del tiraggio. 

Sul fronte bianchi, produciamo il Motolo derivante da uve Pinot Grigio, la nostra è una versione ramata ottenuto da una macerazione con le bucce di circa 24 ore. Rosa tenue e spiccata mineralità sono i suoi punti di forza. Il Campo Stivale è ottenuto da uve Garganega, Sauvignon Blanc e Chardonnay. Visto il corredo ampelografico, le uve sono vinificate in riduzione. È un bianco giovane che affina 9 mesi in acciaio. Fresco, aromatico e sapido. Il Rissaio è invece uno Chardonnay 100% fermentato ed affinato in tonneau per 9 mesi. Deriva da una piccola porzione di vigneto selezionato negli anni e si rivolge ad un pubblico che cerca vini di grande spessore mantenendo un’eleganza ineccepibile.

Per quanto riguarda i vini rossi, partiamo da Boscolongo, Cabernet Sauvignon 100%. L’annata 2019 per la prima volta fa un breve passaggio in legno per circa 6 mesi. Vino giovane che esalta le doti di grande bevibilità. Il Povolare, uno dei vini di punta dell’azienda derivante al 100% da Tai Rosso, grande uva autoctona della zona la quale ha bisogno di grande attenzione sia in vigna che in cantina. Colore rosso rubino scarico, aromi speziati. Al sorso è un vino aggraziato impreziosito da tannini levigati che mantengono la propria personalità. Il Priara invece all’opposto è un Merlot con colore rosso rubino impenetrabile. Carico, sentori di frutta rossa matura e bocca morbida e setosa. Il Rocolo è un pinot nero, viene fatta una breve macerazione prefermentativa a freddo. Resta in macerazione per circa 15 giorni. Viene affinato in tonneau per 12 mesi. Ne risulta un vino da tipici odori di lavanda e piccola frutta rossa che con l’invecchiamento evolvono verso sentori balsamici. Al gusto risulta fine ed elegante. 

Infine il Battista, è un taglio bordolese dove la rude potenza del Cabernet Sauvignon (80%) arricchito da Merlot (20%). Affina in barrique e tonneau nuovi per 12-15 mesi. Le uve sono selezionate dalle zone più vocate dei nostri terreni. In cantina una macerazione per 25/30 giorni precede il travaso in legno. 

Qual è il vostro 'vino del cuore'?

Ovviamente il vino dedicato al nostro capostipite che ha tracciato il solco per arrivare alla produzione odierna.

Parliamo del vino Battista, dove la struttura del vino coincide con piacevolezza e bevibilità.

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Tradizione o innovazione: qual è il vostro leitmotiv?

Come diceva Oscar Wilde: “la tradizione è una innovazione ben riuscita”. Di fatto molti dei nostri vini derivano da vitigni cosiddetti internazionali, quindi difficile sentirsi conservatori. Allo stesso modo non siamo neanche cacciatori di novità. Nella zona vengono prodotti vini da uve internazionali da decenni, dopo quanti anni possiamo chiamare autoctono un vitigno? 100, 500, 1.000 anni? Stessa cosa in cantina, adottiamo tecniche moderne derivate da sistemi tradizionali.

Cerchiamo in ogni momento di arricchire a livello tecnico le nostre conoscenze e con alla base uno sguardo alla tradizione, proviamo a migliorarci anno dopo anno arricchendo il nostro bagaglio di esperienza e comprensione di quello che ci circonda.

Ogni singola azione e scelta effettuata durante tutta la filiera produttiva non deriva da dogmi o regole fisse. Ci piace ragionare, assecondare e quando necessario correggere la tradizione ogni qual volta una variabile ci allontana dalla qualità. Crediamo che questo sia il fondamentale per i nostri clienti.

Come possiamo abbinare i vostri vini in tavola?

Un abbinamento che consigliamo sempre è il fegato alla veneziana con il nostro Povolare Tai Rosso ed il baccalà alla vicentina con il Rissaio Chardonnay.

Per cacciagione e carni alla brace sicuramente il nostro Battista.

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Cantina Fradé

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Cantina Fradé

Due fratelli, un progetto e la natura

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Come nasce la vostra passione per la produzione di vino?

Fradé nasce all’inizio del 2018 dalla volontà dei fratelli Francesco e Federico Piaggi, di produrre e commercializzare vini rossi, bianchi e spumanti biologici, creando un prodotto giovane e dinamico, seguendo i dettami dell’agricoltura biologica per la difesa ed il nutrimento dei vigneti in cui vengono utilizzate solo sostanze naturali. 

Siamo cresciuti tra i campi ma la prima volta che vedemmo Boffenisio fummo presi da una sensazione di calore e inebriati dai profumi. Era primavera inoltrata, i vigneti sembravano un tappeto verde steso nella conca naturale e i boschi ne coronavano le pendici come a proteggere l’antico frutto.

Ci ritornammo d’autunno, il verde lasciava il posto ai colori ossidati in una tavolozza di colori bruni, rossi e gialli e i profumi erano mutati, stabilizzati.

Poi ancora tra una coltre di candida e silenziosa neve, poi tra le fioriture e i profumi di primavera, poi il sogno si avverò, in questi luoghi di bellezza senza tregua.

Quali sono i vini che producete?

  • Bonarda dell’Oltrepò Pavese DOC, rosso frizzante, uvaggio: Croatina;
  • Barbera IGT, uvaggio: Barbera;
  • Pinot Nero IGT, vinificato in rosso, uvaggio: Pinot Nero;
  • Bufnìs 2018, Rosso IGT, uvaggio: Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc (affinamento in legno per 12 mesi);
  • Sentóre 2018, Barbera IGT, uvaggio: Barbera (affinamento in legno per 12 mesi);
  • Nelmentre, spumante brut Metodo Martinotti, uvaggio: Chardonnay;
  • Sauvignon IGT, uvaggio: Sauvignon;
  • Fagòt 2019, Bianco IGT, uvaggio: Chardonnay 20% e Viognier 80%;
  • Metodo Classico (disponibile dal 2022)

Qual è il vostro 'vino del cuore'?

Il vino che ci rappresenta maggiormente è il Fagòt, un bianco IGT, prodotto con uve Chardonnay 20% e Viognier 80%;

Un altro vino che è stato un ottimo risultato, è la nostra novità del 2021, il Bufnìs 2018, un rosso IGT prodotto con uve Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc, affinamento in legno per 12 mesi e più di 6 mesi in bottiglia.

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Tradizione o innovazione: qual è il vostro leitmotiv?

Nella nostra tenuta abbiamo vitigni autoctoni e vitigni internazionali. I nostri vitigni tipici e autoctoni del territorio sono la Croatina, la Barbera, il Pinot Nero, lo Chardonnay e il Moscato.

Con il moscato, dalla prossima vendemmia faremo un vino passito.

Gli altri vitigni internazionali presenti in azienda sono il Sauvignon, il Viognier, il Merlot, il Cabernet Sauvignon e il Cabernet Franc.

Come possiamo abbinare i vostri vini in tavola?

Il Pinot Nero si abbina alla perfezione a piatti a base di carne, anatra arrosto o agnello, formaggi, risotti, piatti a base di funghi o a base di tartufo. Ottimo anche per accompagnare zuppe di pesce.

Il Barbera è ottimo in abbinamento con antipasti di salumi, minestre e paste saporite, selvaggina, carni rosse, arrosti e formaggi piccanti o a pasta dura.

La Bonarda trova i migliori abbinamenti con la cucina tradizionale dell’Oltrepò: antipasti di salumi, risotto con pasta di salame o salsiccia, bollito misto, cappone bollito, cotechino, zampone, cassoeula, salsicce e puntine di maiale alla griglia.

Il “Fagòt” esprime tutte le proprie qualità e tutta la spiccata personalità abbinato ai risotti alle erbe, ai piatti a base di verdure e a tutti i piatti a base di pesce, crostacei e molluschi. Ottimo anche per aperitivi.

Il Sauvignon è ideale per accompagnare verdure, creme, vellutate, zuppe di verdure e insalate, in ottimo abbinamento con l’asparago. Si abbina con formaggi freschi, crostacei, carpacci di pesce.

Lo spumante “nelmentre” è ottimo come aperitivo e per accompagnare gli antipasti, risotti e piatti a base di pesce. Si abbina a tutto pasto.

Visto che siamo produttori anche di riso Carnaroli, direi che è ottimo utilizzare la Bonarda per fare un risotto Carnaroli, pasta di salame e Bonarda, una tipicità dell’Oltrepò Pavese.

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