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I terrazzamenti eroici con vista sul mare
Riomaggiore, Manarola, Vernazza, Monterosso al Mare e Corniglia. Sono loro i cinque borghi che compongono le Cinque Terre, destinazione turistica di primissimo ordine per la Liguria e l’Italia.
Un paesaggio di autentico splendore, la cui eleganza è una sapiente mescolanza di elementi naturali e casupole dai colori cangianti, a picco sul Mar Ligure.
Quest’angolo in provincia della Spezia, dove si persegue la viticoltura eroica, è foriero di un vino che prende il nome proprio dai borghi, il Cinque Terre DOC, le cui uve provengono dalle coltivazioni sui terrazzamenti compresi nel Parco nazionale delle Cinque Terre.
Il vino Cinque Terre, a Denominazione di origine controllata, viene prodotto in sei referenze, ciascuna con un nome e una specificità che si riflette sul territorio, sulle uve impiegate e non solo.
I Cinque Terre DOC sono i seguenti:
Particolare attenzione va prestata allo Sciacchetrà, o Schiachetrà, un vino passito che viene prodotto nelle Cinque Terre ormai da tempo immemore e che, oltre alla Denominazione di origine controllata, può fregiarsi anche del riconoscimento di Presidio Slow Food.
La sua importanza è data dall’appassimento naturale, dall’ottimo colore e dal sapore dolce, che si ottiene con un blend sapiente di uve bianche.
La produzione dei vini Cinque Terre prevede l’uso, secondo il disciplinare approvato nel 2011, di tre uve a bacca bianca:
Costruiti a partire dall’anno Mille, i muretti a secco che delimitano i terrazzamenti delle Cinque Terre sono uno spettacolo caratteristico della Riviera di Levante.
Pietre, terra e tanta forza umana, per trasportare queste pietre e ridisegnare un territorio altrimenti troppo scosceso per qualsiasi attività, ammorbidito e reso utile per una coltivazione eroica.
“Piccoli e minuscoli appezzamenti di terra”, dove ancora oggi alcuni eroi del territorio decidono di dedicarsi alla produzione dei tesori della terra, particolarmente delle uve che contribuiscono alla realizzazione del vino Cinque Terre.
I terrazzamenti che sovrastano i borghi hanno però avuto ancor più effetti: non solo rinvigorire il territorio e renderlo coltivabile, ma anche regolare i flussi delle acque meteoriche, impedendo così di sprecare le preziose, e piuttosto frequenti, piogge che bagnano la Liguria.
I terrazzamenti sono proprio come i liguri: instancabili e pieni di risorse.
Rispetto ai vini bianchi più diffusi e agli spumanti, il Cinque Terre DOC viene portato in tavola con temperature lievemente più alte, vicine quasi a quelle ambientali e comunque tra i 13 e i 16 gradi centigradi.
Gli abbinamenti consigliati sono quelli con le specialità della cucina ligure, una gastronomia ricchissima in termini di varietà e qualità.
Non solo le trofie con il pesto alla genovese, vere ambasciatrici di una tradizione culinaria ricca e sapiente, ma anche le abbondanti preparazioni ripiene come la cima alla genovese o il cappon magro.
Che sia una farinata di ceci, una freschissima insalata di mare o dei pansoti conditi con salsa di noci, il Cinque Terre DOC riesce a dare il meglio di sé quando “gioca in casa“: torte salate, acciughe, ma anche pesci al forno e primi piatti a base di crostacei.
Un vino ligure e la sua cucina: l’abbinamento cibo-vino ideale.
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