Percorrendo in treno la direttrice tra Bologna e Venezia, appena dopo aver oltrepassato Monselice iniziano ad apparire delle colline verdissime, dal profilo morbido e sinuoso.
Sono i Colli Euganei, che prendono il loro nome dall’omonimo popolo scansato poi dall’arrivo dei Veneti e, infine, dei Romani. Furono loro a dare all’entroterra padovano il nome e parte dell’aspetto che conservano tuttora.
Un territorio storicamente votato al vino, frutto di quella origine geologica vulcanica, ma anche una terra da proteggere dalla sempre più selvaggia industrializzazione e antropizzazione del territorio. È per questo che, sin dagli anni Settanta, i legislatori hanno moltiplicato gli sforzi al fine di tutelare questa zona di così ampia rilevanza.
Reperti archeologici ritrovati tra Arquà Petrarca e gli altri comuni euganei dimostrano che la lavorazione delle uve sul territorio è consolidata già nel VII secolo avanti Cristo.
Altre evidenze storiche di maggior rilievo risalgono all’epoca romana e al tardo Ottocento. Nel 1879 si specifica, in particolare, l’esistenza di uve autoctone e importante nel territorio dei Colli Euganei, come ad esempio il Moscato.
La valorizzazione di questi vini passa nel 1969 per il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata e successivamente nella concessione della DOCG alla varietà “Fior d’Arancio” del Moscato giallo.
Oggi i Colli Euganei si avvalgono di una storicità ben evidente per valorizzare quei vini e quelle tradizioni ben inserite nella narrazione comune.
Sauvignon, Chardonnay, ma anche Cabernet, e Merlot. Sono solo alcune delle referenze che ritroviamo sul territorio euganeo che, pur in spazi ridotti, garantisce una certa eterogeneità produttiva.
Di particolare interesse enologico la DOCG Fior d’Arancio (normale o come passito e spumante), la cui produzione avviene tramite l’impiego pressoché totale di Moscato Giallo. Il riconoscimento è del 2011, in sostituzione della DOC del 1969.
Nonostante si tratti di una metodologia codificata solamente di recente, la controspalliera è oggi l’unico sistema di allevamento delle viti nei Colli Euganei.
Il rigido disciplinare, posto in essere al fine di tutelare un patrimonio storico-naturalistico di particolare importanza, permette che le uve crescano unicamente grazie ai supporti a “cordoni” (permanenti o speronate).
La particolarità di questo meccanismo, che si basa su tralci fruttiferi quasi totalmente privi di vegetazione, è l’ottenimento di una maggiore quantità di uve alla vendemmia. In media, una vigna che produce Colli Euganei rende 100-120 quintali per ettaro.
I Colli Euganei si trovano nel Veneto meridionale, dove la cucina alterna sapori tipicamente regionali con alcune eccellenze tipiche solo di questa zona.
Che siano carni fresche, insaccati, verdure o frutta gli ingredienti della cucina euganea riescono sempre a sorprendere: la Gallina Padovana, l’olio d’oliva, i piatti a base di radicchio fino al prosciutto di Montagnana.
I bianchi con temperature di servizio più fresche ben si adattano al consumo da aperitivo o antipasto, magari con piatti a base di pesce o risotti alle erbe selvatiche.
I vini rossi costruiscono il loro abbinamento più raffinato con la selvaggina, i primi piatti con carni rosse e con i salumi, particolarmente i più stagionati.
Rosé e prosecco, infine, possono essere consumati a inizio e fine pasto.
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