Le interviste di Wineowine

Elena Fucci

La produzione autentica dell'Aglianico del Vulture

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Come nasce la vostra passione per la produzione di vino?

L’azienda agricola nasce nell’anno 2000 quando in famiglia si discuteva se vendere i bellissimi vigneti di proprietà che circondano l’abitazione dove sono cresciuta.

Le vigne, furono acquisite negli anni ’60 da mio nonno Generoso, acquistando la parte più alta dei poderi situati in Contrada Solagna del Titolo ai piedi del Monte Vulture. Negli anni mio nonno e il mio bisnonno si occuparono di curare le vigne limitandosi a vendere le uve e produrre per autoconsumo. “Sei ettari non si tengono per scherzo” fu la nostra prima impressione, eravamo ormai decisi a vendere poiché i miei genitori sono entrambi insegnanti e sia io che le miei sorelle vedevamo il nostro futuro lontano da Barile per continuare gli studi universitari. Acquirenti interessati che bussarono alla nostra porta non mancarono, ma proprio all’ultimo mi prese un colpo al cuore. 

Non potevo sopportare che qualcuno mi portasse via i vigneti da sotto lo sguardo (la nostra casa è al centro dei vigneti) e che un altro nome potesse far qualcosa di grande con i vigneti più vecchi del Vulture (la maggior parte hanno tra i 55 e i 60 anni, una parte addirittura circa 70 anni). 

Così decisi di cambiare i i programmi di tutta la mia vita e di quella della mia famiglia; decidemmo di investire sul territorio e sulla risorsa che aveva permesso a mio padre e ancor prima ai miei nonni e bisnonni di vivere e di crescere nel Vulture.

Quali sono i vini che producete?

L’Aglianico del Vulture è il nostro vitigno principe, e tutto il nostro lavoro è stato svolto intorno a lui partendo dalla migliore rappresentazione possibile che può avere in questo terroir unico e speciale dell’agro di Barile. L’obiettivo principale del nostro progetto è stato quello di migliorare le tecniche produttive, senza stravolgere la tradizione, ma cercando di applicare innovazione e modernità, puntando sulla massima qualità possibile, senza mezze misure ne compromessi. È così che è nato il Titolo, il nostro crù di Aglianico del Vulture.

Negli ultimi anni, ci stiamo divertendo anche con edizioni speciali del Titolo, affinamenti particolari con l’utilizzo anche di contenitori particolari come l’Anfora di terracotta.

Qual è il vostro 'vino del cuore'?

Titolo è stato, ed è il nostro progetto principale, a cui abbiamo dedicato tutti i nostri sforzi, i sacrifici dei miei genitori e della mia famiglia. Oggi che è un vino di successo, i richiami a fare vini più easy e commerciali sono tanti, ma a noi queste sfide non piacciono. Preferiamo raccontare il nostro territorio, la nostra storia, la nostra interpretazione di questo grandissimo vitigno e della nostra regione unica.

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Tradizione o innovazione: qual è il vostro leitmotiv?

L’Aglianico del Vulture ha scontato per tantissimi anni errori importanti nella produzione e nell’affinamento. Errori che ne hanno impedito la giusta valorizzazione e importanza nel mercato mondiale. 

Negli ultimi 20-25 anni in molti hanno investito in competenze (prima di tutto) e in tecnologie che aiutassero ad affrontare al meglio la sfida di produrre un vino importante da quest’uva importantissima; un uva che non ammette mezze misure e che ha necessità di tantissime cure soprattutto nel nostro habitat (ricordo che la nostra è una viticoltura di montagna, che parte a Marzo/Aprile per finire ad Ottobre/Novembre, come una delle ultime vendemmie d’Italia).

Come possiamo abbinare i vostri vini in tavola?

L’Aglianico è un vino/vitigno importante, e richiede per tanto piatti importanti. La spiccata acidità, una delle tre caratteristiche fondamentali di questo vino/vitigno, aiuta l’abbinamento con tutte quelle ricette molto saporite e dai sapori forti ed importanti, creando pulizia del palato e salivazione. Guardando alle ricette della nostra regione, l’Agnello, la cacciagione, le carni alle griglia e i formaggi come il Caciocavallo, il Provolone e il Canestrato sono tra gli abbinamenti migliori. Ma non sfigurano anche piatti come il Baccalà alla carrettiera o il famosissimo Peperone Crusco.

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