Le interviste di Wineowine

Il Quercetto

Tradizione familiare nel cuore d'Abruzzo

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Come nasce la vostra passione per la produzione di vino?

Il Quercetto è un’azienda biologica familiare da tre generazioni. Fino all’ingresso in azienda di Michele, la produzione era rivolta soprattutto al conferimento di vino sfuso, mentre successivamente, consci della qualità del vino, si comincio’ a imbottigliare. L’ingresso di Michele in azienda non è stato scontato: nonostante la lunga tradizione familiare non è voleva proprio sapere delle sue terre, ma dopo diversi anni lontano dalle vigne all’improvviso se ne innamorò e da allora non le ha più lasciate. Il nome deriva dal fatto che in questa zona c’erano boschi di querce. Il quercetto, la cui parola d’ordine è rispetto e sostenibilità, ha preservato parte del bosco, che vive integrato insieme alle vigne. Ad oggi l’azienda conduce 10 ettari di vigne a Pollutri, fra la Majella ed il mare, circondate da boschi di querce (ecco il perché del nome). Quello che contraddistingue i nostri vini sono longevità e mineralità.

Quali sono i vini che producete?

I vini che produciamo sono gli autoctoni del nostro territorio, Montepulciano d’Abruzzo e Pecorino in più continuiamo la tradizione con il vino cotto. Per il Montepulciano usiamo queste uve 100 %, con diverse lavorazioni; per i vini più impegnativi facciamo macerazione lunga, maturazione  in acciaio e affinamento in barrique (francesi e americane) successivamente assemblato. A seconda della qualità dell’uva, usiamo solo mosto fiore (come ad esempio per l’annata 2015) che ha tannini docili e acidità con un colore limpido, non molto carico. Vincitore di 5 medaglie d’oro. Poi c’è quello che matura solo in acciaio. Per il pecorino, sempre 100%, viene lasciato un giorno in buccia e a seconda della qualità dell’uva, matura sulle fecce per qualche mese. Poi affina in bottiglia, comunque viene messo in commercio dopo 1 anno e mezzo dalla vendemmia. Per Scjore (vino cotto), il nostro è un bland di 7 vitigni Con nostre percentuali che fermentano e affinano per minimo 5 anni in botti di castagno. Fermentazione spontanea. La vendemmia in questo caso viene fatta tardiva in maniera da avere più concentrato zuccherino possibile.

Qual è il vostro 'vino del cuore'?

Sicuramente Scjore, nel nostro dialetto “nonno”, è un vino antico dei contadini. Noi abbiamo preso  questi insegnamenti e li abbiamo rivoluzionati, assemblando varie uve, usando botti di castagno preparate da noi per l’inserimento del mosto e travasato poche volte. Il vino è un carico di emozioni che restituisce sotto forma di aromi e sapori.

Tradizione o innovazione: qual è il vostro leitmotiv?

Il bagaglio di esperienze di chi ci ha preceduto sono gran parte delle fondamenta su cui si posa la nostra conoscenza e quindi sarebbe scelerato rinnegarle. Al contempo sarebbe controproducente non fruire dei frutti del progresso, laddove progresso sia sinonimo di miglioramento della qualità della vita per tutti.
Un aspetto non rinnega l’altro ed i migliori risultati si ottengono facendo dialogare tradizione ed innovazione

Quale ricetta si abbina meglio alle vostre bottiglie?

A seconda della temperatura di servizio, per i bianchi, i nostri vini si possono abbinare dall’antipasto al secondo senza problemi, sia piatti strutturati che meno strutturati.

Per i rossi invece, a seconda dell’annata, possiamo avere piatti grassi che con un tannino importante asciughiamo, piatti più eleganti per accompagnare i rossi con struttura e lavorazioni più importanti.

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