Ormai da alcuni anni il mondo del biologico in Italia è in costante crescita, come dimostrano i dati di AssoBio, che vedono il mercato dei prodotti rispettosi della natura in crescita del 15% nel 2017 rispetto all’anno precedente e addirittura del 153% rispetto al 2008.
Oggi, nel Bel Paese, il mercato bio vale 5,5 miliardi di euro, un valore che comprende i 3,5 miliardi di mercato interno e i quasi 2 miliardi di mercato estero. Non solo frutta e verdura: nel mondo del biologico, infatti, troviamo anche il vino.
L’attenzione alla produzione sostenibile, priva di aggiunte chimiche o processi aggressivi per il prodotto finale è entrata a pieno titolo nel mondo dell’enologia, sparigliando le carte in tavola e ponendo i produttori dinanzi all’opportunità (o alla sfida?) di reinventare parte delle loro cantine in funzione di questa nuova richiesta del mercato.
Come si diventa bio?
L’introduzione della dicitura vino biologico sul mercato comunitario è piuttosto recente. In particolare modo, il legislatore europeo ha espresso la volontà di regolamentare il settore con i regolamenti 834/2008, 889/2008, 271/2010 e prima ancora con il regolamento CE 834/2007.
Questi sono stati poi recepiti dal Parlamento Italiano ed entrati in vigore l’8 marzo 2012, uniformando così la disciplina giuridica italiana a quanto stabilito a livello continentale. In questo senso, le principali limitazioni legate alla produzione di vino biologico riguardano:
Dunque le caratteristiche principali del vino biologico sono due:
Un rosso deciso, ma bio
“Complesso e portentoso”, così i compratori definiscono questo prodotto della Cantina Basile, situata tra le colline di Montecucco e gestita dal 1998 da Giovan Battista Basile, originario di Napoli. Realizzato con una perfetta mescolanza di uva Sangiovese e Merlot, presenta un titolo alcolometrico importante (14% VOL) che si affina lungo un periodo di 36 mesi, metà in botti lignee e metà in bottiglia. Ricco e completo al palato, è l’abbinamento ideale per un primo piatto al sugo di carne, ma rende bene anche con i secondi toscani più decisi, come una splendida Fiorentina al sangue.
Coltivazioni vino biologico nella Maremma
La Cantina Val di Toro è il simbolo dell’ attrattività toscana. Anna Maria e Hugh vivono infatti tra Londra e Milano, prima di decidere nel 2003 di trasferirsi in piena Maremma, e dedicarsi al mondo dell’enologia. Non una produzione classica, ma la voglia di sperimentare con i colori e le forme è quella che ha dato via alla linea Anna’s Secret, un rosato a Denominazione d’Origine Controllata di pura uva Sangiovese. Affinato per “soli” cinque mesi in botti d’acciaio, ha un grado alcolico medio-alto (13,5% VOL) e va servito piuttosto fresco, in abbinamento a piatti delicati, preferibilmente con note aromatiche.
La scelta bio: dalla vite al vino
I latini dicevano “nomen omen”, ed è proprio il caso della Cantina CapalBIO, che ha fatto della produzione biologica il suo punto di forza. Lo scenario è quello delle prestigiose Colline Forane, nei dintorni dell’esclusiva Capalbio che da sempre ospita politici, imprenditori e protagonisti del jetset. In un ambiente per certi versi artefatto il lavoro di questa famiglia, che si ritrova intorno ai vigneti, è antitetico. Riprendendo in parte l’esperienza del Sassicaia, il Sassi Chiari è un IGT bianco tradizionale nelle basi (100% uva Ansonica) ma innovativo nei modi con il quale è prodotto. Lo si accompagna con successo a piatti di pesce e stuzzichini leggeri: sarà l’alleato ideale di ogni standing dinner.
Dal Lunedì al Venerdì
9:30-13:30/14:00-18:00
assistenza@wineowine.com