Le collezioni di Wineowine

Manzoni bianco

L'uva sperimentale del Trevigiano

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DOVE CI TROVIAMO

Nel cuore del Veneto (e non solo)

Il Manzoni bianco, che viene anche chiamato 6.0.13. è un vino tradizionalmente coltivato nell’intera provincia di Treviso, un territorio che – tra Conegliano e Valdobbiadene – è sicuramente avvezzo alla produzione delle uve da imbottigliamento.

Qui la sperimentazione di Luigi Manzoni ha trovato un territorio favorevole dove attecchire, ma proprio le caratteristiche ‘artificiali’ dell’uva lo rendono particolarmente adatto anche a terreni diversi, soprattutto se collinari.

La collezione Wineowine di vini prodotti da Manzoni bianco si estende infatti a produzioni provenienti da Toscana, Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige e Veneto.

vineyards of the Veneto valleys

LE DENOMINAZIONI

Come nasce il Manzoni?

Docente di scienze agrarie, sindaco di Conegliano nell’immediato dopoguerra, preside della Scuola enologica della cittadina veneta, sperimentatore tra i più apprezzati della storia del Novecento.

È il curriculum vitae di Luigi Manzoni, agronomo e appassionato di uve che, nel 1924, diede il via a numerose sperimentazioni che avevano come obiettivo quello di creare nuove uve da tavola e da vino.

Dal lavoro di Manzoni, durato oltre dieci anni, vennero ricavate numerose nuove varietà di uva, sia bianca che rossa, in grado di integrare le caratteristiche migliori di vitigni trevigiani e internazionali. Un “blend artificiale” che oggi viene evidenziato dal nome Manzoni, dall’aggiunta del colore e da un codice numerico di identificazione.

Ad aiutare il Manzoni in questo difficile, ma riuscitissimo compito ci fu l’accademico Giovanni Dalmasso, di origine piemontese, fondatore nel 1923 della Stazione sperimentale per la viticoltura. A lui si deve la pubblicazione, nel 1937, della Storia della vite e del vino in Italia, fondamentale opera che permette di comprendere le origini e lo sviluppo dell’enologia nel Bel Paese.

LE UVE

Gli incroci Manzoni

La produzione dei c.d. Vini Manzoni è spesso caratterizzata dalla presenza di due vitigni, uno italiano e uno internazionale, uniti tra loro per ottenere un risultato maggiormente adattabile sul territorio di produzione.

Ad esempio, il Manzoni bianco viene prodotto impiegando l’incrocio 6.0.13 con Riesling Renano e Pinot bianco; altra uva nostrana, la Glera, è impiegata nell’incrocio 2-15 con il Cabernet Sauvignon per produrre il Manzoni Rosso, mentre il Moscato (incrocio 13.0.25) include Raboso Piave e Moscato d’Amburgo.

CURIOSITÀ

Un vino di qualità

Soprattutto in Veneto, l’impiego delle uve Manzoni permette di realizzare vini di particolare importanza, come il Colli di Conegliano bianco DOCG, il Breganze Bianco DOC mentre in Trentino si produce l’omonimo Bianco DOC.

Si tratta di vini generalmente freschi, la cui componente zuccherina è assicurata dall’ottima resa delle uve, dalle quali si ricava una componente alcolica rilevante.

A titolo esemplificativo, un Monferrato DOC Matinè da 100% Manzoni Bianco raggiunge un titolo alcolometrico del 14% e un Manzoni Bianco IGT delle Dolomiti si ferma a 13,5%.

Tutti questi vini sono accomunati da sentori aromatici, colore giallo paglierino, note fresche che lo rendono adatto a una molteplicità di situazioni e abbinamenti.

ABBINAMENTO CIBO-VINO

Dall'antipasto al dolce

Facile come bere un bicchiere… di vino! L’abbinamento cibo-vino del Manzoni Bianco può risultare quasi scontato, per la sua immediatezza e versatilità.

Se il bianco, ancor più del rosso, sta conoscendo un ritorno di fiamma tra gli amanti del buon bere, questo vitigno non deve certo stupire se può adattarsi a numerosi piatti.

Servito fresco, è un ideale compagno di aperitivi a base di formaggi poco stagionati, salumi freschi o crudité: provatelo soprattutto nella bella stagione, quando la sua sapidità rinfranca il corpo e lo spirito.

Entrando nel pieno del pasto, può facilmente essere servito vicino a zuppe di cereali, vellutate e creme di verdure oppure a primi piatti meno strutturati. Immancabile uno spaghetto alle vongole veraci o condito con pomodori datterini e basilico.

Per concludere il pasto, servitelo con delle polpettine di bollito aromatizzate o, in modo decisamente originale, con un lesso alla picchiapò, tipica ricetta di recupero romana.

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