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Il 'secco' del cuneese
L’areale di produzione del Roero Arneis è limitatissimo, e impreziosisce appena 19 comuni, tutti parte della provincia di Cuneo.
Più precisamente siamo nel Roero che, insieme a Langhe e Monferrato, fa parte delle zone piemontesi del vino e del tartufo riconosciute come Patrimonio dell’Umanità UNESCO sin dal 2014.
Un territorio piacevolmente eterogeneo che alterna colline, borghi che punteggiano la zona e una natura straordinariamente scenografica, cornice perfetta per la produzione di questo vino di qualità.
Arneis in dialetto locale del cuneese vuole indicare una persona dal carattere decisamente allegro e solare, a tratti estroverso e contrario a ogni regola.
Un po’ come questo piacevole bianco, qualificato con la Denominazione di origine controllata e garantita (DOCG), massima aspirazione del mondo enologico nazionale e comunitario.
Un vino, il Roero Arneis, dal titolo alcolometrico significativo (fino a 14%) e dal gusto secco, dalla buona beva e con caratteristiche decisamente piacevoli: colore giallo paglierino, fresco al palato, dai richiami olfattivi tipici dei prati in fiore. Sostanzialmente, una presenza specifica del retrogusto erbaceo, che si fa evidente all’assaggio attento e consapevole.
Quasi un gusto “primaverile” per questo vino, un po’ acidulo, quasi un unicum nella produzione piemontese ma che sorprende e incanta grazie a una apparente leggerezza figlia di una precisa scelta: quella di fuggire dagli schemi consueti di un’enologia canonica e fortemente tradizionalista.
Il Roero Arneis viene prodotto impiegando una percentuale pressoché assoluta dell’omonimo vitigno Arneis. Se ne usa infatti un quantitativo minimo del 95%, delegando a piccolissime concentrazioni di vitigni bianchi aromatici la residuale, per correggere o integrare il bouquet aromatico.
L’Arneis, anche detto in origine Bianchetta o Nebbiolo Bianco, è un vitigno dal grappolo piccolo, acino tra giallo e verde e buona resa.
Fino a pochi decenni fa, la fama del Roero Arneis era venuta meno rispetto all’Ottocento, e lo si considerava come un vino secondario, di poca importanza rispetto – ad esempio – al Barolo.
Un successivo lavoro di approfondimento ampelografico, ma anche le nuove tendenze di un mercato alla costante ricerca di novità, hanno dato nuova spinta a questo vino che, in appena vent’anni, si è visto consegnare l’onorifica medaglia di rappresentante del Roero, anche a discapito – in alcuni casi – del più celebre Nebbiolo.
Piacevole da bere, adatto a ogni periodo dell’anno e dunque ben versatile anche negli abbinamenti in tavola, il “vino simpatico” del cuneese è riuscito a conquistare tutti quelli che, nei loro bicchieri a tulipano (questo il consiglio storico per servirlo), vogliono portare un tocco di originalità.
Fresco, dal buon grado alcolico, fruttato e floreale: ecco il Roero Arneis, bianco del Piemonte che si fa apprezzare per l’ampia varietà di abbinamenti possibili.
E del resto, la cucina piemontese, così vasta e variegata, non rimane certo in attesa e riesce a proporre delle possibili combinazioni nell’abbinamento cibo-vino che faranno felici tutti coloro che avranno scelto l’Arneis per un brindisi consapevole e attento.
Lo si può portare in tavola abbinandolo con degli aperitivi leggeri, magari con dei crostini o delle bruschette estive a base di pesce crudo, battuta di pomodori e basilico oppure con delle olive verdi.
Con i primi, si fa ottimo grazie al pesce, magari delle linguine allo scoglio, ma è anche adatto ad accompagnare minestre di verdure, come la zuppa del canavese o quella dei Santi.
Tra i secondi, permane l’abbinamento con del pesce al forno, magari in crosta di sale e con delle fritture in tempura.
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