Salice Salentino: un vino che profuma di Mediterrano

La campagna pugliese

Salice Salentino: un vino che profuma di Mediterrano

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La cosiddetta penisola salentina racchiude in sé talmente tante virtù che provare ad elencarle in poche righe sarebbe davvero impossibile.

La subregione pugliese (che tecnicamente si estende tra la provincia di Brindisi, quella di Taranto e quella di Lecce) è infatti un vero e proprio trionfo di scenari mozzafiato e materie prime eccellenti: è il posto perfetto per immergersi in location dalla bellezza incontaminata e gustare decine di prodotti enogastronomici da leccarsi i baffi.

A tal proposito, oggi ci occuperemo nello specifico di vino e di un fiore all’occhiello del Salento: il Salice Salentino.

Dove nasce il Salice Salentino

Il Salice Salentino è un vino, come già detto, tipico della Bassa Puglia. Il comune con la maggiore superficie coltivata è quello di Guagnano, in provincia di Lecce, ma quello da cui prende nome il vino è, proprio il comune di Salice Salentino.

Altri comuni compresi nel processo produttivo della DOC, come da disciplinare, sono quelli di Campi Salentina e Cellino San Marco.

Il Salice Salentino: il vitigno e il suo frutto

Per produrre il Salice Salentino è necessario ricorrere quasi esclusivamente ai vitigni a bacca nera Negroamaro, che possono venire mischiati a Malvasia Nera in percentuali piuttosto ridotte (rispettivamente circa 85 e 15%).

L’uva Negroamaro è costituita da acini medio-grossi e di forma ovale, presenta un colore nero violaceo, si adatta con facilità a diversi tipi di terreno e tende a maturare tra la fine del mese di settembre e l’inizio del mese di ottobre.

Anche l’uva Malvasia può venire definita come “generosa”, visto che cresce in raccolti così abbondanti da dovere essere spesso e volentieri contenuta tramite potatura.

Il risultato di questo blend è un vino di colore rosso rubino (può essere più o meno intenso), caratterizzato da un odore vinoso intenso e gradevole e da un sapore pieno e armonico, robusto e vellutato.

La denominazione è riservata anche a vino bianco, vino rosato, spumante ed Aleatico, a patto che, come già detto, vengano rispettate le percentuali di provenienza delle uve utilizzate.

Compresi nella DOC abbiamo:

  • il Salice Salentino bianco, rosso e rosato (sia in Spumante che Riserva);
  • il Salice Salentino Negroamaro classico e rosato (sia in Spumante che in Riserva);
  • il Salice Salentino Pinot bianco, il Salice Salentino Fiano, il Salice Salentino Chardonnay e il Salice Salentino Aleatico (sia standard che Riserva).
 

Il vitigno e il suo frutto

Come viene realizzato il Salice Salentino

Per la realizzazione del Salice Salentino i grappoli vendemmiati vengono trasportati in cantine apposite per la pigiatura, che viene svolta delicatamente in modo da rispettare sia gli acini d’uva che i raspi. Il mosto viene successivamente versato in grandi vasche d’acciaio, dove viene lasciato a fermentare per circa 10 giorni.

Dopodiché il futuro Salice viene versato in apposite barriques, –in cui riposerà per un periodo di tempo che va dai 3 ai 4 mesi (necessario affinché il prodotto acquisti aromi e profumi caratteristici).

Una volta concluso il processo, il vino è da considerarsi pronto all’uso: può venire consumato immediatamente, oppure può venire lasciato ad invecchiare ulteriormente. Inutile aggiungere che nel secondo caso il Salice Salentino migliorerà ulteriormente le già preziose caratteristiche organolettiche.

Cosa abbinare con il Salice Salentino

La gradazione alcoolica minima totale del Salice Salentino è pari a 12°: si tratta, quindi, di un vino che andrebbe servito a temperatura ambiente (tra i 16 ed i 18 gradi) e bevuto in bicchiere a tulipano medio.

Un romantico brindisi

Un romantico brindisi

Gli abbinamenti ideali del rosso sono con pastasciutta (soprattutto al ragù), carni, formaggi e minestre, mentre il rosato (da gustare appena più freddo) è perfetto per essere gustato con salumi e carni bianche.

Infine, il Salice Salentino bianco e pinot, sono preferibili se bevuti in bicchiere in tulipano slanciato con temperatura di circa 10°: in questo caso gli abbinamenti ideali sono antipasti leggeri, frutti di mare, molluschi, formaggi teneri e pesce magro.

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Vino e lusso: alla scoperta delle boutique e degli eventi più chic

Vino e lusso: binomio vincente

Vino e lusso: alla scoperta delle boutique e degli eventi più chic

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Portare in tavola una bottiglia di vino significa arricchire il pasto di un elemento conviviale, piacevole e – se consumato responsabilmente – anche con potenziali effetti positivi per la salute. Se però si è alla ricerca di qualcosa di insolito ed esclusivo, probabilmente il mondo del lusso è quello che maggiormente viene in nostro aiuto.

Sapevate, infatti, che una bottiglia di Cabernet Sauvignon Screaming Eagle viene venduta con un prezzo stimato di mezzo milione di dollari? Si tratta del vino più costoso al mondo, in una classifica dove la più economica, un Pétrus di Pomerol, costa “appena” 68.000 dollari.

In un mondo, quello enoico, dominato dalla vinificazione francese appare quasi insolito che la palma di bottiglia più costosa spetti a un vino californiano. Del resto, però, gli equilibri enoici sono da tempo cambiati.

I compratori più facoltosi si trovano infatti nei paesi del Medio Oriente e in Russia, e la produzione esclusiva non riguarda più soltanto Italia e Francia coinvolgendo parimenti paesi del Nord e del Sud del mondo come Stati Uniti, Cile, Australia, Sudafrica e Nuova Zelanda.

Stavolta, però, vogliamo concentrarci sull’Italia e in modo particolare su quei luoghi dove il vino diventa esperienza d’autore, tra boutique di…vini ed eventi studiati per una audience decisamente studiata.

Degustazioni di lusso

Le boutique del vino

N’Ombra de Vin. Un nome veneto dietro il quale si cela tuttavia una boutique esclusiva nel cuore di Milano, non a caso in Via San Marco.

Nel 2012 è entrata a far parte della classifica delle dieci enoteche migliori al mondo e non c’è da stupirsi sul perché. L’enoteca è ospitata in un antico convento agostiniano, e con oltre 3.000 bottiglie a disposizione – tra vinificazioni più “popolari” e vini esclusivi con decine (se non centinaia) di anni alle spalle – vi si può sia trovare un vino in loco che ordinarli online. Sicuramente, però, il piacere di visitarla dal vivo è impagabile!

Arriviamo a Roma, dove ad accoglierci nella centralissima Via dei Giubbonari c’è Salumeria Roscioli. Non solo vino – anche se è una parte preponderante del negozio – ma anche formaggi, insaccati e prelibatezze dell’alta cucina. Qui i prezzi delle bottiglie variano dalle poche decine fino a migliaia di euro. Un esempio? Il Romanée-Conti del 2006, che viene venduto a 7.500 euro. Per i più interessati, sono a disposizione lezioni e corsi di wine-tasting.

Guardando fuori dai confini nazionali, una meta che lascia a bocca aperta è Vintry – Wine & Whiskey, un’enoteca di design aperta da poco sulla Stone Street di New York. Vini di altissima qualità ma anche whiskey, cocktail e degustazioni di prelibatezze in una location esclusiva aperta anche a eventi privati e manifestazioni tematiche.

Le manifestazioni del vino e del lusso

In un tempio del lusso e dello shopping, la commistione tra vino ed esclusività si fa pop. È il caso di La Vendemmia, l’evento che ormai da quasi un decennio si tiene in Via Montenapoleone a Milano, e che vede partecipare oltre 100 boutique.

La bellissima via Condotti a Roma

L’elegante via Montenapoleone a Milano

Come funziona La Vendemmia (meneghina)? Durante l’evento, che dura una settimana, le grandi firme del lusso ospitano i migliori vini italiani ed internazionali, mentre ristoranti e bistrot offrono menù a prezzi ridotti.

In questo modo, proprio mentre si fa shopping tra borse, cinture e scarpe sarà anche possibile concedersi un momento di piacere enogastronomico, con prezzi più accessibili. La stessa manifestazione si ripete, alcuni giorni dopo, anche sulle strade dello shopping a Roma (Via Condotti, Via del Corso, Via Margutta …).

 
Dettagli del Vinitaly, una delle principali manifestazioni enoiche

Dettagli del Vinitaly, una delle principali manifestazioni enoiche

Il Mercato dei Vini e Vignaioli Indipendenti a Piacenza, un evento da non perdere

Il vino si mette in mostra

Il Mercato dei Vini e Vignaioli Indipendenti a Piacenza, un evento da non perdere

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Un evento che ogni appassionato di vini non potrà fare a meno di segnare sull’agenda è quello di sabato 24 e domenica 25 novembre 2018, il Mercato dei Vini di Piacenza, evento di punta di Piacenza Expo.

Una manifestazione che è alla sua ottava edizione, ancora conosciuta come il Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti, per evidenziare  quanto l’apporto delle piccole produzioni sia importante nelle vendite di qualità, al quale Wineowine non mancherà di presenziare!

Si stimano oltre 600 vignaioli che presenzieranno alla fiera da ogni regione d’Italia. Si tratta di aziende agricole di qualità che curano l’intero processo produttivo vinicolo, mostrando dovizia per ogni passaggio, dalla vigna al confezionamento,senza tralasciare la vinificazione. I vignaioli saranno i veri protagonisti di questi due giorni a Piacenza Expo, raccontando il proprio territorio e i vini al grande pubblico, tra degustazioni e assaggi, ma ci sarà anche la possibilità di acquistare i vini direttamente dagli stand dei produttori.

Mercato dei vini di Piacenza: il programma e le degustazioni

Il programma di questa manifestazione, edizione 2018 è ricco di appuntamenti imperdibili: a partire dalle quattro degustazioni a tema previste per approfondire la conoscenza dei territori attraverso il lavoro di alcuni vignaioli, che saranno proprio le guide di questi assaggi, senza l’intervento di critici o giornalisti come spesso succede durante questi eventi.

I vini autentici in mostra

Sabato 24 novembre

Ore 13.00 – INAUGURAZIONE

Il benvenuto a tutti gli ospiti di questa edizione del Mercato dei Vini aprirà ufficialmente la manifestazione. A seguire la presentazione dei Punti di affezione.

ore 14.00 – ANIMA TRENTINA

Dal Garda alle Dolomiti, un viaggio nella Nosiola
Un vitigno e un vino che rappresentano un territorio, la sua storia e le sue tradizioni. Otto interpretazioni di Nosiola, otto diverse versioni in otto diverse annate, a partire dal 2017 per arrivare fino al 1983.
Conduce Matilde Poggi, vignaiola in Veneto.

I VINI

DONATI Nosiola – Sole Alto 2017
COBELLI Nosiola 2015
CESCONI Nosiola 2006
POJER E SANDRI Nosiola 1996
FANTI Nosiola 2008
PRAVIS Nosiola – L’Ora 2014
MAXENTIA Vino Santo 2011
PISONI Vino santo 1983

ore 17.00 – A PROPOSITO DI TAPPI

Il tappo è un elemento fondamentale e occorre non sottovalutarne l’importanza. Partendo da questa forte convinzione Walter Massa propone in assaggio 5 versioni del suo Derthona 2014. Stesso vino, ma chiusure differenti, per cercare di capire come risponde il vino, come cresce, evolve e si struttura nel suo confronto col tempo che scorre.
Conducono Mario Pojer, vignaiolo in Trentino, e Ampelio Bucci, vignaiolo nelle Marche.

I VINI

Vigneti Massa Derthona chiusura Ardea Seal 2014
Vigneti Massa Derthona chiusura Dyam10 2014
Vigneti Massa Derthona chiusura Nomacork 2014
Vigneti Massa Derthona chiusura Corona 2014
Vigneti Massa Derthona chiusura sughero naturale 2014
Vigneti Massa Derthona chiusura Guala Closures 2014

Domenica 25 novembre

ore 14.00 – BAROLO BARBARESCO, IL NEBBIOLO E LA SFIDA DEL TEMPO

Tre diverse annate e due diversi vini, ma non è una gara. Si tratta di una degustazione comparata per capire cosa differenza queste due versioni di nebbiolo, due denominazioni prestigiose messe l’una di fronte all’altra per vedere come hanno reagito, ciascuna a suo modo, agli anni trascorsi.
Conduce Anna Maria Abbona, vignaiola in Piemonte.

I VINI

Fratelli Adriano Barbaresco Basarin 2013
Giacomo Fenocchio Barolo Bussia 2013

Fratelli Adriano Barbaresco Basarin 2008
Giacomo Fenocchio Barolo Bussia 2008

Fratelli Adriano Barbaresco Basarin 2000
Giacomo Fenocchio Barolo Bussia 2000

ore 17.00 – LAZIO – VIGNE, UOMINI E TERRITORI

Si parte con un Frascati e si finisce con un Aleatico Passito. Un viaggio attraverso al Lazio per raccontare non un vitigno, una denominazione o uno stile produttivo, ma per presentare un intero territorio, unito e in crescita che propone vini sempre più di qualità e di grande interesse.
Conduce Walter Massa, vignaiolo in Piemonte.

I VINI

DE SANCTIS Abelos Frascati Superiore 2017
CASALE CERTOSA Convenio Malvasia puntinata 2017
RISERVA DELLA CASCINA Gallieno Malvasia Puntinata 2017
COLACICCHI ANAGNI Tufano Lazio Cesanese 2014
COLLE CANINO 0911 Lazio Cesanese 2016
ALBERTO GIACOBBE Giacobbe Cesanese di Olevano Romano 2017
TRE BOTTI Gocce Lazio rosso 2015
PALAZZO PROSSEDI Arianna De Rosa Sterparo Lazio Rosso 2015
MARINI GEORGEA Zero 8 Aleatico passito 2015

Mercato dei Vini di Piacenza: prenotazioni, prezzi e info utili

La manifestazione si terrà a Piacenza Expo (uscita Piacenza Sud dell’A1 e dell’A21) i giorni 24 e 25 novembre 2018 (sabato e domenica). Gli orari d’apertura dell’evento sono dalle 11:00 alle 19:00, in entrambi i giorni.

Il biglietto d’ingresso giornaliero al Mercato dei Vini di Piacenza è di 15 euro a persona, con calice degustazione incluso; il ticket 2 giorni, invece, è di 20 euro.

Il biglietto ridotto costa 10 euro ed è riservato agli associati AIS, FISAR, ONAV, SLOW FOOD, FIS, AIES, GO WINE e ASPI e ai possessori del biglietto della manifestazione MareDivino 2018. I minori di 18 anni non pagano il biglietto, ma possono entrare solo se accompagnati da un adulto. È previsto anche uno sconto per i gruppi, pari a 1 biglietto gratis ogni 15 acquistati.

Le degustazioni guidate hanno un prezzo unitario di 20 euro a persona. I posti disponibili sono 30 per ogni degustazione e devono essere prenotati utilizzando la prevendita online. Le prenotazioni chiuderanno ad esaurimento posti. Per ogni ulteriore info su prenotazioni, biglietti e trasporti, visitate il sito ufficiale del Mercato dei Vini di Piacenza.

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Cantine aperte: le migliori in Italia per San Martino

Cantine aperte, sapori da provare

Cantine aperte: le migliori in Italia per San Martino

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Ogni anno ricorre la celebrazione liturgica di San Martino, il santo che secondo la narrazione storica tagliò in due il suo mantello per darlo a un viandante. Proprio in quei giorni cade l’estate di San Martino, un breve periodo insolitamente tiepido che spezza i primi freddi dell’autunno.

L’11 novembre, inoltre, coincide con il periodo nel quale si può iniziare a degustare il novello: le prime spremiture della stagione attuale che, nelle loro varianti bianche e rosse, popolano le tavole di case e ristoranti con i loro toni leggeri, fruttati e aromatici.

In occasione di questa giornata, Il Movimento Turismo del Vino organizza la manifestazione Cantine Aperte a San Martino – Nasce il vino, scoppia la festa che nell’edizione 2018 vedrà partecipare decine di produttori provenienti da Abruzzo, Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria e Veneto.

Abruzzo

Nella regione del Montepulciano (d’Abruzzo, s’intende!), del Trebbiano e del Cerasuolo sarà possibile visitare tre cantine in occasione della manifestazione Cantine Aperte a San Martino. Si tratta di Bosco Nestore & C. a Nocciano, dell’Azienda Agricola Ciavolich a Loreto Aprutino e di Contesa a Collecorvino. In ciascuna sarà possibile fare degustazioni di vino ma anche di olio e prodotti tipici locali.

 

I vitigni del Montepulciano d’Abruzzo

Calabria

Mari, monti e splendidi vigneti. La Calabria delle Cantine Aperte mette in mostra due dei suoi pezzi da novanta: Feudo Dei Sanseverino a Saracena (in provincia di Cosenza) e Feudo Gagliadi a Caulonia (Reggio Calabria). Dal Lacrima Nera delle Terre di Cosenza al Castrum Vetus IGP, le degustazioni di vino in queste strutture sarà all’insegna della riscoperta delle eccellenze locali.

 
I migliori vitigni della Calabria

I migliori vitigni della Calabria

Lazio

Dalle colline dei Castelli Romani fino ai grandi spazi della Pianura Pontina, il Lazio del vino e del buon bere risponde con tantissime cantine aperte a San Martino. Sarà possibile visitare, tra le tante, l’Azienda Agricola Donnardea (Ardea) e l’Azienda Agricola Biologica La Luna del Casale di Lanuvio, ma anche la Fattoria Madonna delle Macchie a Castiglione in Teverina e la Tenuta Pietra Pinta di Cori (Latina). Tra Malvasia, Sangiovese, Falanghina e non solo, i vini del Lazio si preparano a degustazioni di qualità!

 
Gli incantevoli vitigni del Lazio

Gli incantevoli vitigni del Lazio

Lombardia

Con un territorio così ricco ed esteso come quello della Lombardia, c’è davvero l’imbarazzo della scelta in fatto di vini da degustare!Per chi ama le splendide terre della Bresciana e della Franciacorta vale la pena fare un giro all’Azienda Agricola San Michele (Capriano del Colle) o alle Distillerie Peroni Maddalena (Gussago). A San Colombano al Lardo, in provincia di Milano, possiamo visitare l’Azienda Agricola Nettare Dei Santi e il Pietrasanta Vini e Spiriti; a Pavia risponde l’Azienda Agricola Antonio Dellabianca, mentre nella bergamasca troviamo Il Cipresso di Cuni Angelica. Da provare il Moscato di Scanzo DOCG, il Capriano del Colle DOC e il Pinot Nero Riserva.

 
I luoghi della Franciacorta

I luoghi della Franciacorta

Sicilia

La Sicilia, si sa, è bellissima. Tra le terre d’arte e il suo mare, una delle tante ricchezze che offre al visitatore è quella del patrimonio enologico. In occasione delle Cantine Aperte a San Martino sarà possibile visitare l’Abbazia Santa Anastasia a Castelbuono, non lontano dalla splendida Cefalù e le Cantine Florio di Marsala. La prima produce vini di qualità in un ambiente biologico-biodinamico (con i vitigni Grillo, Chardonnay, Sauvignon, Nero d’Avola e non solo) mentre la seconda produce Etna, Marsala e Moscato Di Noto con vitigni Grillo, zibibbo di Pantelleria e Malvasia.

I vitigni siciliani: sapori autentici

I vitigni siciliani: sapori autentici

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Aglianico: vitigno, territorio, cantine

Aglianico dal vitigno a tavola

Aglianico: vitigno, territorio, cantine

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Da Bari a Melbourne. Si potrebbe sintetizzare in una sola frase la storia dell’Aglianico, vitigno originario delle Puglie che, nel corso dell’ultimo secolo, ha conosciuto un incredibile successo anche fuori dai confini nazionali, divenendo una presenza fissa tra le vigne della California e dell’Australia.

Quello che oggi è generalmente associato al territorio potentino, e soprattutto al Monte Vulture, è un vino la cui origine viene collocata più lontano, forse addirittura alla Grecia continentale, nel pieno dello sviluppo della civiltà ellenica.

 

Vitigni di Aglianico

La storia dell’Aglianico

Il nome stesso Aglianico potrebbe suggerirci una possibile provenienza di questa uva nera. Si tratterebbe, infatti, di una storpiatura dell’aggettivo ellenico o di Elea, città di fondazione della Magna Grecia che corrisponde al territorio dell’attuale Ascea, in Campania.

Sappiamo anche che Quinto Orazio Flacco, tra i massimi poeti della Roma imperiale, fu grande estimatore del vino di Venosa, zona nella quale ancora oggi è diffusa la coltivazione delle uve Aglianico.

L’introduzione di questo vitigno in Italia, in ogni caso, risalirebbe forse all’VIII secolo avanti Cristo, come testimonia Villae, opera di Giacomo della Porta del 1592 nella quale è citata l’uva “Elvola”, apparentemente antesignana dell’ Aglianico che conosciamo noi.

Altre testimonianze, tratte da opere di Plinio e da studi geografico-enologici più o meno validi, lasciano infine presagire che l’uva avesse origine autoctona nell’Italia meridionale, più precisamente nella zona cilentana.

Tipologie e zone di produzione

Vitigni Aglianico del Vulture

Vitigni Aglianico del Vulture

Come “Aglianico del Vulture” si possono definire tutta una serie di vitigni che variano sia per denominazione che zona di produzione. Tra i più importanti, troviamo:

Aglianico del Vulture DOC

È il tradizionale vino della zona del Monte Vulture, prodotto con il 100% di uve Aglianico del Vulture. La zona di produzione è particolarmente ristretta e coinvolge i soli comuni di Rionero del Vulture, Melfi, Lavello, Venosa, Acerenza e Genzano di Lucania. Di colore rosso intenso, armonico e con un sapore da asciutto a vellutato, si consuma al meglio dopo il terzo anno di età.

Aglianico del Vulture Superiore DOCG

Codificato nel 2011 come variazione dell’Aglianico del Vulture DOC, si riconosce in una zona di produzione decisamente più ampia che comprende anche i comuni di Acerenza, Atella, Banzi, Barile, Lavello, Ginestra, Palazzo San Gervasio e Ripacandida. A causa della forte escursione termica, il vino ottiene una maggiore ricchezza al palato.

Aglianico del Taburno DOCG

Prodotto della provincia di Benevento, l’Aglianico del Taburno trae ispirazione fondante dalla millenaria storia di produzione del vino. Viene prodotto nelle varietà rosso, rosso riserva, solo riserva e rosato, con concentrazioni minime di uva Aglianico dell’85% su un territorio che occupa buona parte della provincia di Benevento. Tra i comuni più celebri dove si produce, quello di Solopaca.

Taurasi DOCG

Nonostante il nome non richiami immediatamente l’Aglianico (che anche qui è presente in concentrazioni minime superiori all’80%), anche il Taurasi ricade in questa “famiglia” enologica. In particolare la produzione si concentra nella provincia di Avellino, nel comune omonimo e circa in una decina di altri centri. Il vino che si ricava dalle uve avellinesi ha un buon titolo alcolometrico (12-12,5%), colore intenso e sapore persistente al palato.

Le migliori cantine dell’Aglianico

Le migliori cantine

Le migliori cantine

Ripanero

La cantina Ripanero (Basilicata) è una delle massime esponenti dell’ Aglianico del Vulture DOC. Proposto nelle varianti Lògos e Physis, che richiamano l’origine greca del vino, questo Aglianico è pienamente aderente alla tradizione per colore e tono al palato. Lo si consuma in abbinamento a formaggi, carni e piatti tipici della Lucania.

De Lisio

La proposta della cantina campana De Lisio si caratterizza per il suo approccio fresco e rinnovato a un grande classico dell’enologia italiana. “Vincarl” è un rosso puro, frutto di una vinificazione attenta dalla quale emerge un nettare elegante, che richiama gli aromi di frutti di bosco e prugna, da abbinare a carni con salsa o formaggi stagionati.

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Vini naturali: cosa sono e cosa cambia rispetto ai vini “tradizionali”

Vini naturali: una scelta consapevole

Vini naturali: cosa sono e cosa cambia rispetto ai vini “tradizionali”

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La tematica dei vini naturali è  ormai già da qualche anno  oggetto di un dibattito tra puristi enoici e semplici estimatori dell’elisir di Bacco.

La compromissione del vino con elementi di sintesi chimica, utilizzati ampiamente nell’industria di massa al fine di garantire una conservazione ideale del prodotto, è sempre più spesso rigettata da coloro (produttori o meri bevitori) che prediligono un approccio 100% naturale.

Vi è inoltre da dire che la definizione stella di vini naturali è oggi oggetto di un acceso dibattito, che non ha raggiunto il punto di sintesi. Si possono tuttavia, sin da subito, definire dei criteri base intorno ai quali è nata e si è sviluppata la produzione del vino naturale.

Vini naturali: canoni formativi

I “canoni formativi” dei vini naturali

In linea di massima, quando si parla di vini naturali, sono alcuni i termini di produzione che vengono generalmente accettati da quasi tutti i produttori:

  • Produzione indipendente e non sottoposta a vincoli di sub-proprietà
  • Bassa resa dei vitigni (inferiore agli 80 quintali/ettaro)
  • Raccolta delle uve manuale, senza l’ausilio di strumenti meccanici
  • Utilizzo dei lieviti limitato ai soli presenti in loco (no lieviti chimici) e no all’intervento nel processo fermentativo
  • Nessun aggiustamento di acidità
  • Nessun aggiustamento degli zuccheri
  • Nessun intervento di micro-ossigenazione o di osmosi inversa

Per quanto riguarda i solfiti, la loro presenza è generalmente tollerata anche nei vini naturali, sebbene in quantità minime (<30 mg/l) e quasi esclusivamente per rientrare nei parametri sanitari imposti dalla legge.

I produttori più integralisti, in ogni caso, rifiutano l’uso dei solfiti e di qualsiasi intervento esterno nel processo produttivo e fermentativo, limitandosi a mettere in botte prima e in bottiglia poi unicamente il frutto della spremitura delle uve.

L’approccio così descritto, sebbene possa risultare il più rispettoso possibile della materia prima, a volte non tiene conto della stagionalità e di necessità che possono emergere durante la produzione, ed ecco perché in molti preferiscono mantenere – anche a minimi livelli – l’aggiunta dei solfiti.

La storia dei vini naturali

La storia dei vini naturali

Breve storia dei vini naturali

L’esigenza di produrre e bere un vino scevro da lavorazioni post-vendemmia viene fatta risalire, secondo le fonti più autorevoli, all’inizio del Novecento in Francia. Furono infatti i vignaioli, a inizio secolo, a rivendicare la necessità di produrre un vino non alterato da sostanze o procedimenti, anche se le conoscenze dell’epoca erano ovviamente limitate rispetto al giorno d’oggi.

Con una legge datata 29 luglio 1907, il Parlamento francese legiferò in merito alla vendita dei vini, vietando il ricorso eccessivo allo zucchero e tassando i commercianti per vendite di zucchero sopra i 25 chilogrammi.

Addirittura, i legislatori intervennero nuovamente (3 settembre e 21 ottobre) per specificare che il “vino” era da intendersi unicamente come il frutto della fermentazione alcolica dell’uva o del succo di questa e per istituire il Servizio di repressione delle frodi alimentari.

I migliori vini naturali scelti da Wineowine

  • Rosato di Maremma “Anna’s Secret” 2017 Magnum – Val di Toro

Vini naturali: degustare il rosé

Vini naturali: degustare il rosé

Elegante sin dall’imbottigliamento, Anna’s Secret è uno dei migliori prodotti della cantina toscana Val di Toro. Un vino rosé dal retrogusto fresco e fruttato, che al palato si presenta con toni di frutti di bosco e fragole, dal colore rosa tenue che lo rende adatto a una degustazione “con vista”, in abbinamento a piatti freschi ed estivi, magari con una nota aromatica spiccata.

  • Rosso di Montefalco 2014 – Bocale

Vini naturali: il sapore deciso del rosso

Vini naturali: il sapore deciso del rosso

Dall’unione delle uve Sangiovese, Sagrantino, Merlot e Colorino nasce un Rosso di Montefalco che ben rappresenta tutta la storia e la piacevolezza del bere umbro. Questo vino, rigorosamente naturale, viene prodotto con un lungo affinamento in barriques, prima di passare per metà anno in bottiglia. Dal tono lievemente pepato e dal colore rosso rubino, è l’accompagnatore ideale della cucina del “Polmone verde d’Italia”, magari un primo a base di tartufo o delle carni rosse.

  • “Forte Terra” Bergamasca IGT Pinot Grigio BIO 2017 – Le Corne

Vini naturali: il sapore vellutato del Pinot grigio

Vini naturali: il sapore vellutato del Pinot grigio

È dalle colline bergamasche, baciate dal sole e protette dai forti venti alpini, che proviene questo Pinot Grigio “Forte Terra”, realizzato con un particolare processo produttivo che lo vede affinato in botti di acciaio a temperature di poco superiori agli 0 °C. Quasi bronzeo, si presenta con un bouquet di sapori che lo rendono vellutato, abbinamento sfizioso a trionfi di verdure (anche zuppe e vellutate!) o secondi piatti di pesce.

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Casale Daviddi: l’autentico gusto toscano

L'autentico gusto toscano

Casale Daviddi: l’autentico gusto toscano

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La Toscana è, da sempre, il motore della produzione enologica nel Centro Italia. Una regione che sfrutta sapientemente la ricchezza del territorio e il microclima con l’obiettivo di portare sulle tavole italiane e internazionali bianchi e rossi di qualità.
 
Un obiettivo di questo genere è quello che dal XIX secolo spinge la famiglia Daviddi, il cui Casale si trova a Montepulciano, più precisamente nel territorio della località di Valiano.

La Storia del Casale Daviddi

Giustino Daviddi, a inizio Ottocento,è stato il primo a gettare le basi di una cantina che oggi può contare su una produzione di 80.000 bottiglie all’anno.
 
Una produzione rispettosa della tradizione e del territorio di origine, che si è sviluppata intorno al Sangiovese come uva di riferimento, senza tuttavia dimenticare altri vitigni come il Canaiolo, il Mammolo, la Malvasia, il Trebbiano o il Grechetto, dal quale si ricava il Vin Santo, eccellenza della produzione di Azienda Casale Daviddi.
 
Nel corso dei decenni e fino al giorno d’oggi la produzione e il raffinamento dei vini–le cui uve occupano una superficie complessiva di circa 200.000 metri quadrati–hanno conosciuto ulteriori miglioramenti, anche attraverso l’impiego di botti di rovere, le più adatte per conservare il prezioso fluido nella fase di invecchiamento.
Produzione di vino nelle cantine
Oggi la cantina è gestita da Aldimaro Daviddi che, aiutato da tutta la famiglia, ha saputo arricchire ulteriormente l’esposizione sul mercato del Casale, aprendolo al mercato internazionale e lavorando anche sul fronte degli olii, con la lavorazione di ben tre olive locali che restituiscono un extravergine lavorato rigorosamente a freddo, dalle caratteristiche organolettiche di rilievo assoluto.
 
Casale Daviddi può inoltre contare su una ricca serie di riconoscimenti che ne certificano l’assoluto valore di produzione.
 
Tra questi, troviamo vari Diplomi di Gran Menzioni ottenuti alla rassegna Vinitaly, le “Selezioni dei Vini di Toscana” promosse dalla Regione Toscana, la “Selezione del Sindaco” che si tiene annualmente a Montepulciano e dalla Mundus Vini Weinpreis, riconoscimento che viene assegnato ogni anno a Neustadt an der Weinstrasse in Renania-Palatinato.

 

I vini del Casale Daviddi

 
Vitigni di Montepulciano
Vitigni di Montepulciano
La produzione di Casale Daviddi si basa su una linea eterogenea di vini che va dal Nobile di Montepulciano al Chianti dei Colli Senesi, passando per Vin Santo e grappe.

Il Vino Nobile di Montepulciano

Il Vino Nobile di Montepulciano, che si basa sul rigido disciplinare del consorzio di tutela, viene prodotto con uva Sangiovese al 90%, mentre il rimanente è dato da Mammolo e Canaiolo Nero. La selezione delle uve, l’affinamento e la fermentazione sono seguiti in maniera tale da restituire un bouquet di profumi intenso e un gusto estremamente delicato.

Il Chianti Colli Senesi

La campagna del Chianti

La campagna del Chianti

Il Chianti Colli Senesi, realizzato al 100% con uve Sangiovese, si caratterizza per un affinamento in botti di slavonia di 4 mesi. Rosso corposo dalla denominazione DOCG, si accompagna bene alla ricca cucina della bassa Toscana.

Vini IGT 
 
Molto valida la produzione degli IGT, che si basa sulle linee “Il Bosco” e “I Moschettieri”, rispettivamente rosso e bianco da uve Sangiovese, Trebbiano Toscano, Malvasia e Grechetto.

Il Rosso Montepulciano DOC

Degustazioni di vino

Casale Daviddi: solo prodotti di qualità

Il Rosso di Montepulciano DOC è prodotto con l’85% di Sangiovese, il 10% di Canaiolo Nero e il 5% di Mammolo. Il vino, pregiatissimo, viene lasciato affinare per sei mesi ed è un ottimo accompagnamento ai primi piatti toscani.
 

Il Vin Santo di Montepulciano 

Degustazione con cantucci e Vin Santo
Degustazione con cantucci e Vin Santo
Spazio a parte va dedicato infine al Vin Santo di Montepulciano, vino DOC con uvaggio estremamente eterogeneo basato su uve Trebbiano al 30%, Malvasia 40% e Grechetto Pulcinculo al 30%.
 
L’affinamento del Vin Santo, che viene venduto in bottiglie da mezzo litro, dura almeno 36 mesi e viene effettuato in botti di legno di rovere o castagno, che gli conferiscono ulteriori note aromatiche.
 
La tradizione vuole che il Vin Santo sia rigorosamente accompagnato dai Cantucci, o in generale da pasticceria secca per esaltarne le note dolci.

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I vini da abbinare in cucina

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IN CUCINA CON WINEOWINE: LA CAPONATA E I VINI DA ABBINARE

INGREDIENTI:

• 2 melanzane • 1 peperone rosso • 1 peperone giallo • 1 costa di sedano• 1 cipolla • 80 g di olive verdi snocciolate • 30 g di capperi piccoli sotto sale • 2 cucchiai di uvetta • 1 cucchiaio di  pinoli• 200 g di passata di pomodoro • 1/2 bicchiere scarso di aceto • 40 g di zucchero • 6 foglie di basilico• olio • pangrattato
• sale • pepe

INIZIAMO:
Iniziamo dalle melanzane: le spelliamo, le tagliamo a cubetti, saliamo e le lasciamo riposare mezz’ora in un passino perché perdano un po’ della loro acqua di vegetazione. Le asciughiamo e friggiamo in abbondante olio caldissimo. Quando diventano dorate le sgoccioliamo e le asciughiamo su carta assorbente da cucina. Prepariamo i peperoni: bruciacchiamoli direttamente sulla fiamma e, quando sono anneriti, li spelliamo (eliminate picciolo, semi e filamenti) e li facciamo a striscioline sottilissime.

In un tegame scaldate due cucchiai d’olio, cuocete per pochi minuti la cipolla a fettine e il sedano a rondelle, aggiungete i capperi, le olive tagliuzzate, l’uvetta strizzata, i pinoli, mescolate e dopo due minuti unite la passata di pomodoro, l’aceto, lo zucchero, il basilico, sale e pepe. Mescolate, aggiungete le melanzane e i peperoni, e cuocete per un quarto d’ora, l’aceto deve essere completamente evaporato. Servite su un piatto di ceramica decorato. In una padella antiaderente tostate per pochi minuti il pangrattato con un filo d’olio e cospargetelo sulla caponata. Lasciate raffreddare ed ecco pronta la vostra caponata. Quali vini abbinare ? >>> Noi vi suggeriamo di abbinarli con questi vini <<<

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