La zona della Valpolicella, interamente inserita nella provincia di Verona, è oggi suddivisa in sette comuni, per una estensione di circa 240 chilometri quadrati.
San Pietro in Cariano, Fumane, Sant’Ambrogio di Valpolicella, Marano di Valpolicella, Negrar di Valpolicella, Pescantina e Sant’Anna d’Alfaedo, nella zona della Lessinia, costituiscono questa storica regione vinicola non lontana dal Lago di Garda.
Il territorio valpolicellese, prevalentemente collinare, è inframmezzato dagli spazi pianeggianti dove scorre il fiume Adige, fondamentale presenza storica e paesaggistica del basso Veneto.
Sin dalla Preistoria, la zona della Valpolicella ha conosciuto una significativa presenza umana, come hanno permesso di accertare i numerosi ritrovamenti archeologici di Fumane.
Insieme all’estrazione del marmo rosso, fondamentale per l’economia del territorio, la produzione enologica ha sempre rappresentato un motore di sviluppo della Valpolicella, in particolare nel secondo Dopoguerra.
Il clima favorevole, l’esposizione del territorio e l’ottimo soleggiamento hanno reso questa zona foriera di grandi vini, consumati largamente sia in Italia che all’estero, soprattutto nell’America settentrionale.
Il Consorzio di tutela dei vini tipici della Valpolicella esiste dal 1925 ed è il più importante organismo di protezione dei vini lessini.
Il Valpolicella è un classico vino rosso, la cui produzione è ammessa in due territori distinti del veronese: il Classico può essere prodotto solo in cinque comuni, il Tradizionale anche nei comuni limitrofi.
Si impiegano uve Corvina, Corvinone e Rondinella, con percentuali tra il 45 e il 95% per la Corvina, max. 50% per il Corvinone e max. 30% per la Rondinella. Non è impiegato più, nel Valpolicella classico, l’uso dell’uva Molinara (benché ammesso dal disciplinare).
Passito DOCG tradizionale del veronese, l’Amarone della Valpolicella è il più conosciuto tra i prodotti enologici di questo ricco territorio.
Prodotto con Corvina e Rondinella, deve le sue particolari caratteristiche al territorio e al clima di questa zona, con un’alternanza di colline e vallate, piovosità buona ma non eccessiva e soprattutto al profilo nutritivo del suolo, che presenta sia formazioni calcaree e residui vulcanici.
Il nome Amarone nacque per distinguere questo vino dall’altro tipico della Valpolicella, il Recioto. Ha una storia piuttosto recente: fu infatti adottato nel 1936 su proposta di Adelino Lucchese, il responsabile di cantina di Villa Mosconi ad Arbizzano di Valpolicella.
Nell’abbinare il vino Valpolicella ai vari piatti si prediligono generalmente ricette importanti di carne, il cui profilo gastronomico può adattarsi con maggiore facilità alla ricchezza di queste bottiglie.
Del resto quella del Veneto è una cucina dai sapori forti e decisi in quasi tutti i suoi aspetti, dai primi ai secondi piatti, senza dimenticare quelle materie prime che la rendono un unicum nel panorama nazionale.
Tra i piatti che meglio possono valorizzare un Amarone, un Ripasso o un Recioto troviamo la tradizionale pasta e fasoi (ovvero la zuppa di pasta e fagioli), gli arrosti e i brasati, le carni di selvaggina e gli arrosti.
Se si vuole degustarlo con dei formaggi, la scelta può ricadere su un Provolone della Valpadana o un Taleggio.
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