La tematica dei vini naturali è ormai già da qualche anno oggetto di un dibattito tra puristi enoici e semplici estimatori dell’elisir di Bacco.
La compromissione del vino con elementi di sintesi chimica, utilizzati ampiamente nell’industria di massa al fine di garantire una conservazione ideale del prodotto, è sempre più spesso rigettata da coloro (produttori o meri bevitori) che prediligono un approccio 100% naturale.
Vi è inoltre da dire che la definizione stella di vini naturali è oggi oggetto di un acceso dibattito, che non ha raggiunto il punto di sintesi. Si possono tuttavia, sin da subito, definire dei criteri base intorno ai quali è nata e si è sviluppata la produzione del vino naturale.
Vini naturali: canoni formativi
In linea di massima, quando si parla di vini naturali, sono alcuni i termini di produzione che vengono generalmente accettati da quasi tutti i produttori:
Per quanto riguarda i solfiti, la loro presenza è generalmente tollerata anche nei vini naturali, sebbene in quantità minime (<30 mg/l) e quasi esclusivamente per rientrare nei parametri sanitari imposti dalla legge.
I produttori più integralisti, in ogni caso, rifiutano l’uso dei solfiti e di qualsiasi intervento esterno nel processo produttivo e fermentativo, limitandosi a mettere in botte prima e in bottiglia poi unicamente il frutto della spremitura delle uve.
L’approccio così descritto, sebbene possa risultare il più rispettoso possibile della materia prima, a volte non tiene conto della stagionalità e di necessità che possono emergere durante la produzione, ed ecco perché in molti preferiscono mantenere – anche a minimi livelli – l’aggiunta dei solfiti.
La storia dei vini naturali
L’esigenza di produrre e bere un vino scevro da lavorazioni post-vendemmia viene fatta risalire, secondo le fonti più autorevoli, all’inizio del Novecento in Francia. Furono infatti i vignaioli, a inizio secolo, a rivendicare la necessità di produrre un vino non alterato da sostanze o procedimenti, anche se le conoscenze dell’epoca erano ovviamente limitate rispetto al giorno d’oggi.
Con una legge datata 29 luglio 1907, il Parlamento francese legiferò in merito alla vendita dei vini, vietando il ricorso eccessivo allo zucchero e tassando i commercianti per vendite di zucchero sopra i 25 chilogrammi.
Addirittura, i legislatori intervennero nuovamente (3 settembre e 21 ottobre) per specificare che il “vino” era da intendersi unicamente come il frutto della fermentazione alcolica dell’uva o del succo di questa e per istituire il Servizio di repressione delle frodi alimentari.
Vini naturali: degustare il rosé
Elegante sin dall’imbottigliamento, Anna’s Secret è uno dei migliori prodotti della cantina toscana Val di Toro. Un vino rosé dal retrogusto fresco e fruttato, che al palato si presenta con toni di frutti di bosco e fragole, dal colore rosa tenue che lo rende adatto a una degustazione “con vista”, in abbinamento a piatti freschi ed estivi, magari con una nota aromatica spiccata.
Vini naturali: il sapore deciso del rosso
Dall’unione delle uve Sangiovese, Sagrantino, Merlot e Colorino nasce un Rosso di Montefalco che ben rappresenta tutta la storia e la piacevolezza del bere umbro. Questo vino, rigorosamente naturale, viene prodotto con un lungo affinamento in barriques, prima di passare per metà anno in bottiglia. Dal tono lievemente pepato e dal colore rosso rubino, è l’accompagnatore ideale della cucina del “Polmone verde d’Italia”, magari un primo a base di tartufo o delle carni rosse.
Vini naturali: il sapore vellutato del Pinot grigio
È dalle colline bergamasche, baciate dal sole e protette dai forti venti alpini, che proviene questo Pinot Grigio “Forte Terra”, realizzato con un particolare processo produttivo che lo vede affinato in botti di acciaio a temperature di poco superiori agli 0 °C. Quasi bronzeo, si presenta con un bouquet di sapori che lo rendono vellutato, abbinamento sfizioso a trionfi di verdure (anche zuppe e vellutate!) o secondi piatti di pesce.
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